L’ispettore e i “favori” agli amici. A denunciare l’agente arrivato da fuori

L’inchiesta Pressioni e “minacce” di assegnare i turni la notte. Così nasce la sospensione del sottufficiale della posltrada. Per alcuni erano raccomandazioni, ma nulla di esplicito

Come spesso accade certe dinamiche ormai note e accettate dai più saltano quando, all’interno di un meccanismo consolidato, arriva un corpo estraneo. È accaduto lo stesso anche per il caso dell’ispettore della polizia stradale di Como sospeso cautelarmente dal giudice dal servizio con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità: è stato un agente proveniente da un’altra provincia, e mandato in missione per una manciata di mesi a dare manforte ai colleghi all’apertura della delegazione polstrada sulla Tremezzina, a denunciare i presunti favoritismi.

La denuncia

Il poliziotto, durante il suo servizio sulle strade del lago di Como, sarebbe rimasto sconcertato dalle asserite ingerenze da parte dell’ispettore Roberto Casartelli, di fatto il responsabile della delegazione e uno dei più alti in grado della sezione di polizia stradale di Como dopo il comandante.

E dopotutto in zona il sottufficiale era conosciuto da tutti come «il comandante Casartelli». I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como, che hanno ricevuto la denuncia e raccolto le testimonianze dei colleghi della polstrada, hanno collezionato una lunga serie di racconti in tal senso.

Negli atti sono finite anche le chat whatsapp del gruppo del distaccamento della Tremezzina, nella quali l’ispettore si sarebbe sfogato in un paio di occasioni, quando - ad esempio - alcuni colleghi avevano fermato una ristoratrice convenzionata proprio con gli uomini della stradale per i pasti. In un caso il sottufficiale avrebbe ricordato che “gli amici si rispettano”, in un altro si sarebbe lamentato per la presenza di “infami”.

Anche se l’inchiesta contesta all’ispettore un singolo episodio, la Procura ha allargato gli accertamenti sospettando non solo ingerenze ma anche pressioni esercitate attraverso la minaccia di turni di lavoro non propriamente agevoli, come quelli notturni, agli agenti che decidevano di non chiudere un occhio con alcuni autotrasportatori.

«Trattalo bene»

Per la verità negli atti dell’indagine, da quanto si è appreso, compaiono anche passaggi dai quali emergerebbe come il pubblico ufficiale si sarebbe sì raccomandato di chiudere un occhio nei confronti degli amici, ma senza mai essere così esplicito. Ad esempio limitandosi a chiedere che un dato utente, fermato per controlli, fosse trattato bene.

In ogni caso, al termine di un’inchiesta molto delicata, la Procura - il pubblico ministero titolare del fascicolo è Antonia Pavan - ha chiesto la sospensione cautelare dal servizio dell’ispettore. E il giudice delle indagini preliminari Massimo Mercaldo, dopo aver convocato il poliziotto per l’interrogatorio - nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere - ha emesso il provvedimento di sospensione per il periodo di un anno.

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