Liste d’attesa per la sanità a Como, così non va e c’è chi rinuncia a farsi curare

Sanità Per una mammografia servono 213 giorni, 145 per una colonscopia - Si calcola che il 5% dei pazienti desiste non potendo pagare di tasca propria

Como

Cambia l’anno, ma i problemi segnalati dai cittadini per le liste d’attesa sono sempre gli stessi. Lettori e medici di medicina generale lamentano difficoltà nell’accesso alle cure, non si trova posto per fare visite ed esami diagnostici.

E del resto lo certificano gli stessi numeri pubblicati dagli ospedali comaschi. Prendiamo ad esempio le prestazioni senza urgenza, quelle programmabili.

Sono 213 giorni per una mammografia bilaterale al vecchio Sant’Anna (al Valduce 388), 111 giorni per una visita ginecologica al nuovo ospedale, alla pneumologia dell’Asst Lariana per una visita ci vogliono 134 a Como e 139 a Cantù, l’attesa per una spirometria arriva a 147 giorni in via Napoleona. Per una colonscopia 145 giorni a Como e 169 a Cantù (192 al Valduce) e ancora 145 giorni per una visita di controllo nefrologica al Sant’Anna. Altri 174 per una visita endocrinologica andrologica in via Napoleona. Per una cataratta 235 giorni al Sant’Anna, mentre al Valduce bisogna aspettare 302 giorni per una visita oculistica e sempre in via Dante 244 per un ecodoppler ai tronchi sovraortici, oppure 297 per una visita dermatologica. Specialità quest’ultima in crisi di personale anche all’Asst Lariana dove un paziente seguito da vent’anni spiega di essere stato mandato a Cantù, ma tra undici mesi, per un’asportazione da fare con priorità a breve termine. A Villa Aprica le attese più lunghe si registrano per una visita oculistica, 301 giorni, per un’ecografia al pene, 301 e per una ecografia bilaterale alla mammella, 267. Secondo l’Ordine dei medici di Como ormai il sistema sanitario riconosce solo il 50% delle visite, il 43% delle prenotazioni specialistiche viene effettuato in regime di libera professione. Con una fetta di popolazione pari a circa il 5% che rinuncia alle cure perché le attese sono troppo lunghe e perché non ha possibilità di pagare di tasca propria. La Regione superata la pandemia confida nel 2024 di ritrovare una quasi normalità. «A me la situazione pare invece peggiorare – spiega Massimo Monti, segretario provinciale della Fimmg, federazione medici di medicina generale –. Confidiamo nel nuovo Cup unico che la Regione intende costruire da quest’anno e che deve comprendere anche l’offerta dei privati».

La promessa di un unico centro di prenotazione viene ripetuta dal 2016. «Tra i Cup degli ospedali non c’è coordinamento – dice Raffaella Petruni, medico di famiglia al lavoro in città – soprattutto per gli esami con priorità. Spesso il paziente è obbligato a girare per gli sportelli di persona». «Professionisti, bancari, benestanti, persone che magari hanno un’assicurazione si rivolgono in tempi celeri ai privati – spiega Federico Citella, giovane medico di famiglia comasco – Il problema è grave per la classe media e per chi ha difficoltà economiche. È vero che molti hanno troppa fretta e non vogliono aspettare tutta la durata della ricetta. Ma per alcuni il bisogno è reale. Una visita specialistica costa circa 150 euro, ma per una risonanza o una colonscopia la spesa è ingente. Non tutti possono permetterselo e c’è chi rinuncia».

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