Lite con il compagno e condanna di sette mesi per aver danneggiato la cella

Il processo Un detenuto del Bassone accusato di danneggiamento dopo un diverbio con un compagno

Pare che all’origine di tutto ci fosse stato un diverbio – nei giorni del Ramadan dell’anno 2020 – tra un detenuto tunisino e uno marocchino, quest’ultimo che non aveva chiesto di poter mangiare nelle ore della sera riservate a chi osservava il digiuno musulmano salvo poi pretendere di poterlo fare. Uno scambio di battute, quello tra i due detenuti, che era poi finito con gli insulti rivolti dal marocchino al tunisino.

Quest’ultimo, all’arrivo degli agenti della polizia penitenziaria, era riuscito a passare dalla parte del torto, prendendosela con gli agenti (prima) e con la sua cella poi, mandando in frantumi – secondo il capo di imputazione – prima un tavolino cui aveva smontato le gambe, poi un armadietto e infine il televisore. Per questo episodio che risale all’11 maggio 2020, Gamale Salhi – 27 anni – è finito ieri a processo su richiesta del pm Simona De Salvo. Le accuse nei suoi confronti sono state di danneggiamento. L’imputato, assistito dall’avvocato Maruska Gervasoni, ha negato di aver distrutto la cella, ammettendo di essersela presa con gli agenti e di aver poi danneggiato l’armadietto.

Alla fine il pubblico ministero d’udienza ha invocato un anno di reclusione, mentre il giudice monocratico Valeria Costi ha condannato il ventisettenne ma per una pena più bassa quantificata in sette mesi. «Aveva insultato mia madre – aveva detto il tunisino al giudice – Per questo mi ero arrabbiato in quel modo».

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