Liti, maltrattamenti e poi 14 pugnalate: tentato femminicidio, chiuse le indagini

Via Bixio Erika Dessi, 21 anni, il 12 ottobre fu aggredita dal fidanzato Michael Patellaro, di 25, a Como. La Procura ha concluso, la difesa ha tre settimane per cercare di rispondere alle contestazioni

Quattordici ferite «da punta e da taglio» sul corpo di Erika Dessi, 21 anni, la compagna e vittima di quell’agguato mortale, compiuto mentre la ragazza era assopita nel letto. Fendenti che solo grazie alla rottura del coltello permisero alla giovane di sopravvivere nonostante le ferite al collo, al volto, sulle braccia, al tronco.

La procura di Como ha chiuso il fascicolo per il fatto di sangue avvenuto il 12 ottobre in via Bixio. In carcere, accusato di tentato omicidio, c’è Michael Patellaro, 25 anni, nato a Varese, che conviveva con la ragazza all’ultimo piano di una casa in via Bixio. Appartamento che nel frattempo la squadra Mobile ha dissequestrato.

Le accuse

La difesa avrà ora tre settimane di tempo per cercare di rispondere alle contestazioni mosse dal pm Antonio Nalesso. Accuse che, tra l’altro, in fase di indagine si sono via via allargate arrivando anche a ipotizzare, prima della brutale aggressione della sera del 12 ottobre, reati di maltrattamenti in famiglia che pare proseguissero da tempo, ma anche di lesioni, nonché di resistenza a pubblico ufficiale e di lesioni sempre a un pubblico ufficiale quando, nella sera del fatto di sangue, fermato dagli agenti della Mobile e delle volanti sul pianerottolo della casa e portato in Questura, l’indagato reagì scagliandosi contro la polizia.

Dalle contestazioni mosse, è emerso un quadro di maltrattamenti che proseguiva già da tempo. In una occasione erano già dovuti intervenire i carabinieri mentre il ragazzo e la ragazza litigavano fuori da un locale, mentre in un’altra occasione il compagno – al termine dell’ennesima lite scatenata dalla gelosia – l’aveva afferrata per la gola, stingendo con forza e causando lesioni che furono giudicate guaribili in sette giorni. L’epilogo di questa storia di violenza avvenne nella sera del 12 ottobre. Furono 14 i fendenti inferti, sorprendendo la compagna nel sonno. Ragazza che una volta sveglia cercò di difendersi. Il coltello che l’indagato aveva impugnato in cucina, si ruppe ponendo fine all’aggressione. I colpi, ha poi ricostruito il medico legale, furono inferti in rapida sequenza. Colpi che raggiunsero anche organi vitali e punti molto delicati. Solo un miracolo e la bravura di chi si prese cura di lei permisero a Erika di salvarsi, dopo essere stata ricoverata a lungo nel reparto di Rianimazione, poi spostata in Chirurgia e infine in Riabilitazione. A un mese di distanza da quella tragica aggressione era infine tornata a casa.

Non aveva parlato

L’indagato, di fronte al giudice, si era avvalso della facoltà di non rispondere. L’arrestato – nell’immediatezza dei fatti – aveva detto di aver agito in seguito a un «malessere interiore» che l’aveva colpito mentre era in cucina a cenare e mentre Erika era assopita nella vicina camera da letto. Michael - difeso dall’avvocato Livia Zanetti - dopo l’aggressione era uscito di casa a piedi e aveva raggiunto la stazione forse per scappare, salvo poi girare attorno al parcheggio (ripreso dalle telecamere) e tornare verso casa chiamando i soccorsi. La polizia aveva trovato il fidanzato ancora sulle scale dell’appartamenti di via Bixio, dove l’aveva arrestato.

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