L’odissea di due non vedenti: «Senza assistenza in stazione»

San Giovanni Coppia comasca prenota il servizio di aiuto, ma non c’è nessuno. «Solo grazie alla gentilezza della capotreno siamo riusciti a salire sul treno»

Arrivati ai posti loro riservati, c’è anche chi si voleva rifiutare di alzarsi per far spazio. Ultima clamorosa beffa di un viaggio cominciato in salita per Michela Barrasso e il marito Domenico Cataldo. Lei non vedente, lui ipovedente, ieri mattina sono partiti per una breve vacanza in treno, che ha seriamente rischiato di finire prima ancora di cominciare.

Il racconto

«Abbiamo programmato un viaggio in treno da Como San Giovanni a Padova e abbiamo prenotato il servizio di assistenza per tratte» previsto per persone con disabilità, spiega Domenico. «Mentre alle stazioni di Padova e di Monselice, la prima di passaggio e la seconda di arrivo, il servizio era regolarmente presente a Como San Giovanni non abbiamo trovato nessuno». E, aggiunge la moglie Michela: «Non è neppure la prima volta che accade».

Il treno in questione era l’Eurocity 113 in partenza ieri mattina in una stazione comasca dove imperversava la pioggia e dov’erano presenti decine e decine di turisti.

«Se sono riuscita a salire sul treno con mio marito ipovedente, il cane guida e il bagaglio al seguito, lo devo solo alla presenza di mio padre, che ci ha accompagnati, e della capotreno, che con massima disponibilità ed eccellente professionalità ci ha aiutati a districarci in una situazione di alto affollamento» racconta Michela.

«Da soli non ce l’avremmo fatti - prosegue il marito - Se fossimo arrivati in stazione da soli, in taxi, con tutti i disagi e tutto l’affollamento non ci saremmo neppure avvicinati al treno e saremmo tornati a casa. Fortunatamente eravamo accompagnati da mio suocero e abbiamo trovato grande disponibilità da parte della capotreno nell’aiutarci». Capotreno che, per inciso, è anche stata costretta a far scendere decine di passeggeri che pretendevano di raggiungere Milano con un biglietto regionale a bordo di un Eurocity. Ciliegina - si fa per dire - finale i due coniugi hanno trovato il loro posto attrezzato occupato: «C’erano due italiani che non volevano saperne di alzarsi. Anche qui la decisione della capotreno ci ha permesso di sedere».

Per i coniugi comaschi l’ennesimo ostacolo di fronte alla loro condizione di disabilità: «La situazione in cui siamo stati lasciati - sottolinea Michela Barrasso - ci ha anche esposti ad un pericolo piuttosto serio per la nostra incolumità, per via della folla che c’era in stazione».

«Mia moglie - chiude il singor Cataldo - ha fatto le dovute segnalazioni al servizio di assistenza dalla sala blu di Milano. Speriamo che venga presa una posizione perché ciò non si ripeta più».

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