Malore in centro per l’avvocato Botta. Il cuore si ferma, salvato dal defibrillatore

Ieri pomeriggio Il legale, 81 anni, si è accasciato fuori dal suo studio in via Rovelli. Un volontario, che lavora in zona, il primo a soccorrerlo. Il figlio: «Gli ha salvato la vita»

«Se mio papà ora è cosciente, parla e, soprattutto, è vivo, lo dobbiamo a chi lo ha soccorso immediatamente e alla presenza del defibrillatore in piazza San Fedele». L’avvocato Mario Botta ha la voce comprensibilmente segnata dalla preoccupazione e dall’emozione: suo padre, Giuseppe Botta, 81 anni, storico penalista della città, è infatti ricoverato al Sant’Anna dopo che ieri pomeriggio è stato colpo da un infarto proprio mentre si trovava sotto il suo studio legale, in via Rovelli, in centro storico. Un malore che sarebbe potuto risultare fatale: il cuore dell’avvocato Botta, infatti, si è fermato improvvisamente. Ma il pronto intervento di un volontario della Sos, che lavora proprio in via Rovelli, e soprattutto l’utilizzo tempestivo del defibrillatore posizionato nella vicina piazza San Fedele hanno consentito non solo di far ripartire il cuore, ma anche di scongiurare danni neurologici e cardiaci irreparabili.

E se il figlio ha deciso di condividere quanto accaduto, nella sua drammaticità, è proprio per lanciare un messaggio: «I defibrillatori semiautomatici servono e salvano le vite, quando si sa come usarli. E quanto successo a mio padre lo dimostra». L’allarme ieri pomeriggio attorno alle 16.30. L’avvocato Giuseppe Botta era appena uscito dallo studio e stava entrando sull’auto per tornare a casa. Quando, all’improvviso, è letteralmente crollato a terra.

«Fortunatamente - racconta ancora il figlio Mario - in strada a fumare la sigaretta c’era un ragazzo, che lavora in via Rovelli e che è un volontario della Sos. È stato lui il primo a comprendere la gravità del malore e a soccorrerlo». Il volontario sulle ambulanze ha subito chiamato il 118, mentre ha iniziato a praticare il massaggio cardiaco. Quindi, senza perdere tempo, ha chiesto a un passante di correre in piazza San Fedele a prendere il Dae (defibrillatore semiautomatico esterno).

L’utilizzo dell’apparecchio

«Appena posizionato, il defibrillatore ha scaricato subito» spiega ancora il figlio del legale comasco. Segno che il cuore era fermo, in quel momento». Prima dell’arrivo dei soccorsi, il battito ha ripreso proprio grazie al defibrillatore. Giuseppe Botta è quindi stato caricato in ambulanza e portato d’urgenza - in codice rosso - al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, dov’è stato ricoverato in emodinamica. E proprio dall’ospedale il figlio ha raccontato l’accaduto: «Ora mio padre è cosciente, perfettamente vigile. Segno che il defibrillatore è stato usato con esiti al momento ottimi».

Anche i medici hanno confermato che, se il malore fosse avvenuto mentre il legale si trovava nel suo studio - di fatto ancora chiuso, e dove quindi non c’era nessuno per poter lanciare l’allarme - oppure se non fosse stato utilizzato immediatamente il defibrillatore, l’arresto cardiaco avrebbe avuto quasi certamente esiti letali. Lo scorso maggio un defibrillatore posizionato in una piazza di Lomazzo aveva salvato la vita a un uomo di 47 anni, che si era accasciato a terra mentre passeggiava con il suo cane. Sette anni fa era toccato al notaio Francesco Peronese il compito di ringraziare la presenza di un defibrillatore quando, mentre era alla Canottieri, si è sentito male. Storie che confermano come i Dae possano essere decisivi per evitare che un malore possa trasformarsi in un lutto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA