Mancano sacche di sangue Rh negativo
L’appello dell’Avis: «Ci aiutino i giovani»

Netto calo di donazioni nei centri trasfusionali anche per quanto riguarda il plasma - «La diminuzione ha ricadute pesanti subito, ma rischia di averne di peggiori a lungo termine»

«Una richiesta quasi disperata di sangue del gruppo Rh negativo, il più raro eppure il gruppo universale e per questo più richiesto in Pronto Soccorso». L’allarme lo ha lanciato, proprio ieri, il dipartimento trasfusionale dell’Insubria Como-Varese, rivolgendosi alle varie sezioni Avis del territorio.

Luca Frigerio, direttore sanitario dell’Avis Como, ha registrato con preoccupazione l’emergenza.

«Siamo di fronte a un netto calo delle donazioni, sia di sangue che di plasma, calo che ha delle ricadute pesanti nell’immediato, ma che ne avrà di peggiori a lungo termine. Il Covid ha di certo scoraggiato molti donatori a recarsi presso i centri trasfusionali che a Como operano al Sant’Anna in via Napoleona e all’ospedale Valduce. Se da una parte è comprensibile, dall’altra tengo a sottolineare che il tutto avviene nel massimo della sicurezza e che continuare a donare è indispensabile anche in questo momento». Perché se è vero che la pandemia ha messo in stand by alcuni interventi chirurgici e, con il blocco degli spostamenti, ha limitato gli incidenti stradali, è altrettanto da rimarcare che i malati oncologici ed ematologici hanno avuto continuamente bisogno di disponibilità di sangue e la hanno tuttora.

I numeri, del resto, parlano da sé. Como si posiziona come penultima provincia lombarda nella classifica dei donatori (5mila in tutto quelli ad oggi attivi), davanti soltanto alla provincia di Sondrio. Riesce a coprire il fabbisogno di sangue intero, ma l’equilibrio si gioca sempre sul filo del rasoio.

«Dallo scorso anno - rimarca ancora Frigerio -, prendendo in considerazione i dati complessivi ottenuti dalla somma delle donazioni di sangue intero nei due centri cittadini, al mese di novembre abbiamo già perso 700 unità. Nel 2019 in totale erano state 10mila le unità raccolte, nel 2020 incasseremo circa un 7% in meno. E questa percentuale potrebbe crescere proprio durante queste vacanze natalizie in cui, già di per sé, in maniera fisiologica, le donazioni tendono a calare nel corso dell’anno», anche senza la pandemia.

Lo stesso trend lo stanno seguendo anche le donazioni di plasma delle quali, a livello italiano, eravamo già scoperti in fase pre-Covid per il 30%, dovendoci approvvigionare all’estero. Ora l’emergenza si fa più profonda. E anche le 5mila unità di plasma, registrate lo scorso anno nei centri trasfusionali di Como città, potrebbero essere di gran lunga ridimensionate in questo 2020. Le previsioni, in altre parole, sono preoccupanti.

Basti pensare che per la rottura di un aneurisma servono dalle 4 alle 5 unità di sangue per capire quanto donare può davvero fare la differenza.

«L’appello a diventare donatori lo rivolgo soprattutto ai giovani – precisa Frigerio – Dai dati Istat oggi per ogni bambino che nasce ci sono cinque anziani. Nel giro di 10 anni l’invecchiamento della popolazione richiederà cure sanitarie terziarie ancora più specialistiche e in numero sempre crescente. Avere disponibilità di sangue e plasma sarà fondamentale e il trend delle donazioni non può abbassarsi ulteriormente».

Per chi volesse diventare donatore il percorso prevede una visita in una sede dell’Avis, gli esami del sangue presso il Sant’Anna o il Valduce e una visita cardiologica, il tutto completamente gratuito, grazie a una convenzione tra Avis e ospedali del territorio.

La sede dell’Avis Como è in via Fornace 1, è possibile contattarla al numero 031-303267 , tutti i giorni, dal lunedì al sabato, mattina e pomeriggio.

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