Margheritis e Ariosto, nuova condanna: «Hanno impoverito e fatto fallire una srl»

La sentenza La Cassazione respinge il ricorso dell’architetto comasco e della sua ex socia. Quattro anni e due mesi di reclusione a lui, tre a lei per il dissesto della società Villa Eros

Como

Hanno distratto i fondi della società Villa Eros srl e, in questo modo, l’hanno portata al fallimento. La Corte di Cassazione chiude definitivamente una lunga e controversa vicenda giudiziaria che vede coinvolti due comaschi noti: Mario Margheritis, architetto dei vip e per anni protagonista della mondanità comasca e non solo, e Stefania Ariosto, sua socia e diventata famosa all’epoca di “Mani pulite” come la teste Omega capace di inguaiare un ex ministro della Difesa. I due sono stati condannati in via definitiva per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale distrattiva e, il solo Margheritis, per bancarotta documentale e aggravamento del dissesto per omessa richiesta di fallimento.

Il processo

Le vicende ruotano attorno alla società Villa Eros srl, sede legale in Toscana, ma di fatto operante a Como, dove si trova l’omonima dimora dell’Ottocento inserita nel parco regionale della Spina Verde, protagonista di un affare edilizio-immobiliare che ha già partorito a Como ben due processi penali a carico di Margheritis e almeno una causa civile, a cui si aggiunge la vicenda legata alla bancarotta.

In buona sostanza, secondo i giudici della Cassazione, Margheritis ha ricoperto in seno alla società il ruolo di amministratore di fatto - anche se formalmente l’amministratore era il marito della ex domestica di Stefania Ariosto - e in questo ruolo è stato il protagonista della bancarotta (tanto da rimediare una condanna finale di quattro anni e due mesi di reclusione). Per contro l’ex teste Omega ha preso tre anni di carcere, per essersi impossessata di beni della società. Ad esempio - hanno contestato i giudici - si è girata i canoni di locazione di pertinenza della società (lei ha provato a spiegare che si sarebbe trattato di propri crediti, «sulla base di documentazione ritenuta del tutto non conferente), patrimoni di «entità comunque non trascurabile».

Amministratore di fatto

Dal canto suo l’architetto Margheritis ha sempre negato di aver avuto un ruolo decisionale in seno alla società, ma secondo i giudici della Cassazione la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Firenze è «logica e coerente, oltre che specificamente adeguata». E in quella sentenza si dà atto di un «complesso di dichiarazioni» convergenti sul fatto che Margheritis fosse amministratore di fatto, insieme a un coimputato finito sotto inchiesta pure lui ma poi, nel frattempo, deceduto. La stessa liquidatrice della società nominata da Margheritis «ebbe a riferire circostanze pienamente confermative del ruolo svolto» dall’architetto «all’interno della società, indicando anche alcune delle condotte specifiche assunte» dal professionista.

La condanna per bancarotta va a sommarsi a un’altra condanna passata in giudicato ormai una decina di anni fa sempre per la vicenda di Villa Eros: un’accusa di truffa per la compravendita di uno degli appartamenti costata tra l’altro, a Mario Margheritis, la condanna al pagamento di ben 400mila euro di provvisionale.

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