Maxi asta per gli orologi di lusso. Un pezzo ceduto a 180mila euro

Vendite giudiziarie Si tratta di un Fp Journe in platino, ieri le vendite on line. Secondo un Piguet da 140mila euro e il terzo da 40mila è salito fino a 125mila

Il pezzo più pregiato è stato un FP Journe in platino con «meccanismo scheletrato complicato» che, partendo da una base d’asta di 128 mila euro, è arrivato a 180.600 euro, assegnato subito alla scadenza fissata per le ore 12 di ieri. Il secondo, anche questo assegnato subito senza ulteriori rilanci, è stato un Audemars Piguet Royal Oak Skeleton che da 125 mila di base è salito fino a 140 mila euro. Il pezzo più combattuto, con una serie di rilanci continui (ben 100) ed un braccio di ferro proseguito per oltre quattro ore, è stato invece un A.Lange&Sohne, «cassa e cinturino in pelle con fibbia tutto originale», che partiva da 24 mila euro ma che è arrivato, a colpi alternati tra 5 mila euro di un rilancio e un immediato successivo ritocco di appena 100 euro, fino alla clamorosa cifra di 125 mila euro, che diventeranno oltre 140 mila con gli oneri accessori.

Cifre da capogiro

Si è conclusa ieri, in via telematica, l’asta di orologi di marche di pregio che per volere del tribunale di Como (tramite l’ufficio Corpi di reato) e con la collaborazione dell’Istituto vendite giudiziarie aveva messo in vendita 65 gioielli di diverso valore, tipo e marca. E gli appassionati non si sono fatti perdere l’occasione di partecipare alla gara nel tentativo di riuscire ad ottenere l’assegnazione di uno degli orologi.

Partiamo subito con il dire che solo 17 di questi orologi non hanno ricevuto offerte e torneranno dunque all’asta con un prezzo ribassato. Tutti gli altri sono stati assegnati anche, come detto, a cifre importantissime fino al tetto massimo dell’Fp Journe in platino già citato. In totale, sul piatto delle varie aste sono stati messi poco meno di un milione di euro, per la precisione 953.025. Oltre ai tre orologi più preziosi, si segnalano anche due Rolex (un Daytona e un Saru Gmt Master) assegnati rispettivamente a 72.300 euro e 72.200 euro. L’asta era stata aperta l’11 aprile e il termine per le offerte era fissato per le ore 12 di ieri. Ventisei dei 65 orologi hanno però ricevuto – pochi secondi prima del termine della gara – rilanci che hanno dunque portato l’asta a “dilatarsi”, aggiungendo cinque minuti ad ogni nuova offerta che veniva depositata telematicamente.

Sfida all’ultimo rilancio

Sono iniziate così 26 corse al rilancio, l’ultima delle quali conclusa oltre quattro ore dopo – quella del dell’A.Lange&Sohne – con ben cento incrementi di prezzo fino al definitivo 125 mila euro. Tutti gli orologi in questione di questa insolita asta – quantomeno per il numero elevato di oggetti di pregio e per l’ammontare complessivo del valore degli stessi – facevano parte di una serie di sequestri che nel 2014 erano stati compiuti dalla guardia di finanza di Ponte Chiasso nell’ambito di una indagine condotta dal pubblico ministero Mariano Fadda. I sigilli non vennero messi tutti in una volta, ma in seguito a più operazioni nell’ambito di un fascicolo che era stato aperto con le ipotesi di reato di contrabbando e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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