Medici e scuole di specialità: assegnato solo un terzo dei posti

Sanità L’indennità di frontiera per evitare la fuga degli operatori in Ticino. Ma preoccupano i dati delle borse di studio: all’Insubria il 47% è inutilizzato

Per trattenere medici e infermieri nei nostri ospedali e nei nostri ambulatori il governo sta varando un bonus di frontiera, un premio da mettere in busta paga per evitare che i sanitari vadano a lavorare in Svizzera. Quel che manca però alla nostra sanità è un ricambio generazionale, è record di borse specialistiche non assegnate all’università dell’Insubria, sono rimasti vuoti quasi la metà dei posti.

In Lombardia superata la laurea in medicina quasi una borsa di specializzazione su tre non viene assegnata. Mancano le giovani leve, le classi nelle discipline più dure e meno gradite restano deserte.

Le borse non assegnate

«In Lombardia il tasso di posti non coperti si attesta intorno al 31%, al di sotto della media nazionale che è del 38% - spiega Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao Assomed, il sindacato degli ospedalieri -. La situazione è quindi in netto peggioramento nella Regione più grande d’Italia. Restano attrattive le quattro università milanesi rispetto alle sedi provinciali più periferiche».

Citata, in negativo, l’università dell’Insubria, con il 47% delle borse di specializzazione medica non assegnate. È l’ateneo peggiore nel panorama lombardo secondo il report di Anaao. Siamo all’85% di posti vuoti in medicina d’urgenza, al 78% in chirurgia generale, al 75% in medicina interna e ancora al 71% di borse non assegnate in anestesia e rianimazione, al 56% in ortopedia. «Il quadro generale è sconfortante – dice Magnone -. Ed è tale da mettere in crisi il sistema a cominciare dai prossimi anni, quando una grande fetta di medici esperti cesserà la propria attività lavorativa, ormai provati da un lavoro logorante, in una realtà, quella lombarda, davvero in ritardo rispetto alle esigenze attuali».

In pochi anni le borse di studio sono state triplicate, ma a mancare sono proprio i neo laureati. Si riempiono solo i corsi che portano alle professioni mediche più remunerative e meno faticose.

Le colpe della politica

«L’incapacità e l’incompetenza della politica hanno fatto sì che mai domanda e offerta si siano incrociate – spiega ancora il segretario di Anaao Assomed -. Quando il nostro sindacato ha cominciato a lanciare l’allarme sulla carenza degli specialisti, più di dieci anni fa, la politica non ha ascoltato, perché impegnata a tagliare. Quando poi si è accorta del problema ha reagito troppo tardi, aumentando i posti senza accorgersi che i risultati si sarebbero visti dopo almeno cinque anni. Ora che abbiamo più posti che laureati, la politica si affretta a chiedere l’abolizione del numero programmato, che provocherà solo disoccupati o emigrati tra dieci anni». Occorre mettere mano ai fabbisogni delle singole discipline, riformando le equipollenze per le specialità meno attrattive. Bonus e premi in busta paga a parte per gli ospedalieri bisogna guardare al futuro della nostra classe medica.

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