Medici e infemieri dal Sudamerica. Così il Valduce prova ad arginare la fuga

Salute L’ospedale affronta la carenza di personale affidandosi a professionisti stranieri. Il direttore sanitario: «Hanno gran voglia di fare. Devono affinarsi con la lingua italiana»

Infermieri dal Perù e dalla Colombia e medici dal Cile e dall’Argentina, così il Valduce prova a tamponare la carenza di sanitari. Attraverso una società di mediazione l’ospedale ha fatto arrivare tre infermieri da oltreoceano, tutti dal continente sudamericano. Il primo scoglio da superare è quello linguistico, soprattutto per quanto riguarda i termini medici, non sono semplici però nemmeno i passaggi burocratici.

L’emergenza

«È vero, stiamo cercando di reclutare personale dall’estero, in particolare infermieri – dice Riccardo Bertoletti, il direttore sanitario del Valduce – il motivo è noto a tutti: qui non riusciamo ad assumere nuovo personale. Per tenere testa ai pensionamenti e ai trasferimenti in particolare verso la Svizzera dobbiamo cercare nuove strade. Quindi sono arrivati i primi infermieri dal Perù, dalla zona di Lima, ma uno anche dalla Colombia. Hanno poi preso servizio in Pronto soccorso un medico cileno e uno argentino. Hanno molta voglia di fare e di impegnarsi. Sono arrivati con una conoscenza dell’italiano già buona, ora però la stanno affinando soprattutto per quanto riguarda le terminologie mediche».

La società di mediazione trattiene una percentuale sui primi stipendi degli infermieri. Spesso però sono contatti quasi diretti, spiegano i vertici del Valduce, per professionisti sanitari che vogliono venire in Italia anche per ragioni personali, ricongiungimenti familiari ad esempio. «Dobbiamo dare stabilità ai nostri reparti – dice ancora Bertoletti – per coprire i turni in Pronto soccorso abbiamo chiesto ai medici interni di fare qualche notte. Ma possiamo farlo solo su base volontaria, senza obblighi. Rischieremmo di creare altrimenti un malessere generale pericoloso in questo momento storico».

No ai medici a gettone

Senza comunque voler fare ricorso ai dispendiosi medici a gettone, pagati profumatamente tramite cooperative esterne da ospedali pubblici come quello di Menaggio oppure convenzionati come quello di Erba.

«Dobbiamo sondare tutti i possibili canali per reclutare sanitari – aggiunge il segretario generale Mauro Turconi – il fabbisogno di infermieri è pressante da tempo, come da tempo i reparti di emergenza urgenza di mezza Italia sono in sofferenza».

Dopo una prima manifestazione d’interesse per assumere infermieri a tempo determinato, offrendo loro servisse anche un alloggio, il Valduce ha poi aperto una nuova selezione durante l’estate. Si tratta però di tentativi mai risolutivi. Del resto c’è una forte concorrenza: l’Asst Lariana sta cercando 130 infermieri tramite concorso. Secondo l’Ordine degli infermieri nel Comasco servirebbero almeno 300 infermieri in più per far fronte al fabbisogno. Lo stesso Ministero della Sanità ha di recente suggerito di tentare la via del reclutamento dall’estero, per esempio dall’India. Cosa che hanno fatto le Giuseppine di Como per garantire l’assistenza agli anziani ospiti delle loro Rsa. Anche l’ospedale di Morbegno ha cercato di aprire un nuovo servizio facendo arrivare infermieri dal Perù, il progetto è poi però naufragato.

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