Mezzi affollati e rischio contagio
L’esperto: «Chi può utilizzi l’auto»

Il professor Ponti: «Sugli autobus mascherine, test rapidi e misurare la febbre» - E poi avverte: «Sarebbe un errore ridurre le corse anche se gli utenti saranno molti meno»

Como

Chi si ricorda i bus pieni fino all’orlo, con gli studenti costretti a stare quasi letteralmente uno sopra l’altro? Ecco, un’immagine simile è impensabile si riproponga nella fase due, quella del contenimento epidemico. Così, mentre si prova a capire, con grandi punti interrogativi, come consentire a decine di migliaia di studenti l’ingresso a scuola in sicurezza a settembre, rimane il grande punto interrogativo dei trasporti. E, per dirla con Marco Ponti, professore in pensione di Economia e pianificazione dei trasporti del Politecnico, «è uno dei problemi più gravi da affrontare».

Quindi, come fare? «È un gran casino – spiega l’esperto senza giri di parole – bisogna estendere ai bus tutte le precauzioni previste nelle scuole e nei posti di lavoro. Innanzitutto, ed è abbastanza ovvio, le mascherine saranno obbligatorie. Poi, bisognerebbe introdurre la misurazione della temperatura a distanza ai passeggeri nel momento in cui si apprestano a salire».

Un altro elemento riguarderebbe una sorta di “patentino” in cui il passeggero certificherebbe la propria non infettività. «Si stanno mettendo a punto test rapidi – continua – anche se l’affidabilità non raggiunge il cento per cento, andrebbe bene ugualmente. In momenti come questi, chiedere la certezza assoluta non è ragionevole, in nessun settore. Ora servono, invece, ragionevoli certezze poiché è impossibile andare oltre». Secondo Ponti, se sommate le precauzioni indicate, forse si potrebbe provare a ridurre il distanziamento sociale richiesto, sui bus la misura più “rognosa” da rispettare.

Da parte di Ponti, per ridurre sempre più l’affollamento e il rischio di contagio sui bus, arriva un consiglio controcorrente: «Bisognerebbe dire ai genitori: chiunque possa usare un mezzo di trasporto privato, quindi diverso dall’autobus, lo usi per portare i figli a scuola. Se si sommano le strategie e si rispettano le precauzioni indicate, allora, sempre con ragionevole certezza, si può pensare di avere le condizioni per riaprire le scuole».

Certo che, pensando a Como, un incremento del traffico potrebbe essere davvero un colpo di grazia a una viabilità già martoriata.

Basti pensare a chi, poco prima del suono della campanella, si deve avventurare sulla Canturina o Napoleona: spesso, nel periodo “pre Covid-19”, bisognava mettere in conto almeno mezz’ora aggiuntiva di pazienza, arrivando purtroppo tardi rispetto all’inizio delle lezioni. «Sarà fondamentale – aggiunge Ponti – non diminuire il numero delle corse dei bus. Anche se gli utenti saranno molti meno. A fine febbraio, mi ero arrabbiato quando molti servizi di trasporto pubblico in Lombardia avevano ridotto le corse a causa della ridotta domanda. I costi si riducono poco, perché gli stipendi continuano a essere pagati, ma le corse sono diventate più affollate, con aumento dei rischi e dei disagi per gli utenti».

A questo proposito, in condizioni normali, all’entrata e uscita da scuola, soprattutto in piazza Vittoria, al Pessina e di fronte al Giovio, issarsi sulle prime vetture è una “tonnara” e, al contempo, un’impresa: in pochissimo spazio, i ragazzi devono cercano di salire, pressandosi il più possibile all’interno. In particolare, sull’ “uno”, sempre stracolmo.

Non potrà più essere così: «Grazie alla turnazione che verosimilmente adotteranno le scuole – conclude Ponti – una concentrazione diversa degli studenti con lo stesso numero di bus: così ce la si potrebbe fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA