Minorenni affidati alle comunità, Como spende più di tutti: 11 milioni

Servizi sociali Il costo delle rette per migranti non accompagnati o bimbi tolti alle famiglie. Record tra le città: 136 euro pro capite. Guerra (Anci): «Problema enorme, più fondi statali»

Oltre 11 milioni all’anno per coprire le rette dei minori - migranti non accompagnati o bambini e ragazzi oggetto di provvedimenti dell’autorità giudiziaria - affidati a comunità.

È il costo che deve sopportare il Comune di Como, secondo un’elaborazione della Fondazione Openpolis, e che colloca la nostra città al vertice della classifica della spesa pro capite in Lombardia.

Il tema è di stretta attualità perché nei giorni scorsi il Comune di Ceretto Lomellina, in provincia di Pavia, ha dovuto dichiarare il dissesto finanziario a causa di tre sorelle tolte alla famiglie e il cui mantenimento grava sul comune dal 2018. Risultato, 96 mila euro l’anno, che per un comune di 184 abitanti è una cifra insostenibile.

Ma Como non sta molto meglio: 11 milioni su un bilancio di poco meno di 90 milioni sono un’enormità. E infatti la spesa procapite - 136,62 euro - è la più alta fra i capoluoghi lombardi, e ci colloca al quinto posto fra tutti i comuni della regione.

Un minore in comunità a Como costa circa 42mila euro all’anno all’ente che se ne fa carico, il Comune ne paga circa 37 mila e riceve dallo Stato un rimborso del 40% per gli stranieri.

La frontiera

«Il problema principale per Como sono i minori stranieri non accompagnati - dice Saverio Meroni della comunità Annunciata della Fondazione Somaschi, che gestisce tre strutture in viale Varese - La vicinanza della frontiera ovviamente rende particolarmente acuto quel tipo di problema, che io conosco relativamente perché nelle nostre comunità accogliamo soprattutto adolescenti italiani. Siamo tenuti a garantire standard molto elevati, fissati dall’Ats, che comportano costi importanti. Una comunità per minori non può ospitare più di dieci persone, con un operatore ogni cinque ragazzi. Questo significa che per ciascuna delle nostre comunità, che sono da nove posti, per coprire tutti i turni mi servono almeno cinque operatori a tempo pieno. Ogni ragazzo ci costa 115 euro al giorno, in base all’accordo quadro con il Comune di Como ne riceviamo 103. Quindi ogni anno chiudiamo il bilancio con un passivo di diverse migliaia di euro».

Bilanci a rischio

«Il punto è che bisogna garantire assistenza ai minori, ma che il peso non può essere scaricato sulle spalle dei bilanci comunali»

In altre città i rimborsi sono anche più bassi: a Milano 94 euro al giorno, a Genova 100. Il problema è drammatico soprattutto per i piccoli comuni, come spiega Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina e presidente di Anci Lombardia, l’associazione dei Comuni: «Ma è molto serio anche per Comuni di dimensioni maggiori, come dimostra il caso di Como. Si parla di cifre che modificano radicalmente l’assetto finanziario di un ente. Il punto è che bisogna garantire assistenza ai minori, ma che il peso non può essere scaricato sulle spalle dei bilanci comunali. Bisogna rifinanziare pesantemente questi capitoli. Oltre ai rimborsi statali ci sono risorse alle quali possono accedere i piani di zona, che sono le aggregazioni dei Comuni per i servizi sociali, ma sono risorse inadeguate. Esiste una sorta di “mutua assicurazione” all’interno di questi piani di zona: ogni amministrazione mette a disposizione una quota per abitante che va a costituire un fondo per sgravare i Comuni, così il peso viene ripartito fra paesi che magari in quel momento non hanno quella necessità. Anci si batte da anni sul tema, sulla partita dei minori non accompagnati in particolare bisogna che lo Stato alzi la quota, che ora è di circa 40 euro al giorno».

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