«Mio padre, parcheggiato per 13 ore in pronto soccorso. E non lo avevano neppure registrato»

Sanità La denuncia della figlia di un pensionato portato al Sant’Anna per un problema cardiaco: «La sera mio zio è andato a prenderlo: ha riferito che non gli avevano dato cibo né acqua»

Della storia che andiamo a narrare, purtroppo manca una fetta importante del racconto: la replica e la versione del principale ospedale pubblico di Como, il Sant’Anna. Che, di fronte all’accusa della figlia di un paziente di aver parcheggiato il padre in pronto soccorso per tredici ore, senza mai visitarlo e senza neppure dargli da bere, si limita a un laconico: «Invitiamo i familiari a contattare il nostro Ufficio Relazioni con il Pubblico per avviare un puntuale approfondimento e una verifica interna di quanto accaduto».

La denuncia, dunque. A parlare è Annalisa (che ha chiesto di non pubblicare il cognome suo e del padre, richiesta che rispettiamo considerato che trattiamo di dati sanitari), figlia di Vincenzo, 78 anni.

«La scorsa settimana - racconta - mio padre inizia a stare male. Venerdì chiamiamo l’ambulanza al mattino, perché aveva un dolore al petto e la pressione era molto bassa. E così viene portato in pronto soccorso al Sant’Anna. Dov’è rimasto fino a sabato pomeriggio. Qui gli hanno diagnosticato delle forti aritmie e hanno proceduto a fare alcuni esami». Nulla da dire sulla permanenza nel reparto di emergenza, in quell’occasione. L’uomo viene curato, visitato, gli viene posizionata anche una flebo.

Sabato il pensionato comasco torna a casa, con una serie di prescrizioni. «Lunedì mattina lo portiamo da un cardiologo privato - prosegue Annalisa - Il quale si è meravigliato del fatto che in ospedale non gli avessero fatto una serie di accertamenti che lui riteneva necessari. In ogni caso gli ha dato una cura per l’aritmia».

Il mattino successivo nuovo malore: «Poco dopo le cinque siamo costretti a chiamare nuovamente l’ambulanza, perché ancora si sente male. Viene così portato nuovamente in pronto soccorso. Nel corso della giornata l’ho chiamato più volte, e lui mi diceva che non lo avevano visitato, ma anche che non gli avevano dato da bere né da mangiare». Nel tardo pomeriggio il cognato di Vincenzo decide di presentarsi di persona in ospedale, poco prima delle 18 di martedì. E pure a lui il pensionato ribadisce quanto raccontato alla figlia: «A quel punto, molto arrabbiato, mio zio ha deciso di portarlo via dal Sant’Anna. E ha così scoperto che dopo tredici ore non era neppure stato ancora registrato. Infatti quando si è presentato per chiedere se doveva firmare qualcosa per farlo uscire via dal pronto soccorso, l’infermiera gli ha risposto che non c’era bisogno in quanto non lo avevano ancora registrato».

Un reparto in continua emergenza

Da mesi - forse anni - il pronto soccorso del Sant’Anna è in sofferenza. Perché è rimasto quasi l’unico punto di riferimento per le emergenze sul territorio; perché c’è una spaventosa carenza di infermieri e pure di medici, spesso richiamati dalle ferie per coprire i turni; perché la carenza di medici di base sul territorio porta le persone a rivolgersi al pronto soccorso pure senza vere emergenze. Tornando alla denuncia, è utile precisare che all’ufficio stampa del Sant’Anna sono stati forniti tutti i dati per una replica sull’accaduto, così da confermare o smentire la criticità denunciata dalla cittadina comasca. Nessuna smentita ci è stata fornita.

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