Monete romane, la resa del ministero. Il Consiglio di Stato lo condanna a pagare

La contesa Accolto il ricorso dell’immobiliare comasca cui si deve il ritrovamento del tesoro. All’imprenditore Dell’Oca un premio doppio. Lui: «Una sentenza che rende onore allo Stato»

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dalla srl comasca “Officine immobiliari” dell’imprenditore Saba Dell’Oca, che da circa tre anni si batte per il riconoscimento del premio che per legge gli spetterebbe in seguito al rinvenimento delle monete d’oro di via Diaz, il 5 settembre del 2018.

La norma, lo ricordiamo, dice che chi ritrova beni di rilevante valore archeologico deve essere ricompensato con una cifra «non superiore» al 25% del suo valore ma nel caso dell’ex Teatro Cressoni, il ministero si era detto disponibile a liquidare una cifra di circa 270mila euro, pari a poco più del 9% di un valore quantificato nell’ordine dei 4 milioni.

Cosa dicono i giudici

Il ricorso - sotto la regia dell’avvocato Sergio Lazzarini per gli aspetti giuridici e storico archeologici - è stato preparato dall’avvocato Oliver Pucillo affiancato, al Tar, dal collega Giovanni Murgia e al Consiglio di Stato dall’avvocato Francesco De Leonardis. Per Officine Immobiliari è una vittoria importante. I giudici di Palazzo Spada hanno sancito tre punti. Il primo: i proprietari dell’area sono senz’altro anche gli “scopritori” del tesoro, e come tali hanno pieno diritto a incassare un premio doppio, visto che la legge prevede una gratifica per l’uno e per l’altro; in altre parole, stante il valore stimato dal ministero secondo il quale il tesoro di via Diaz varrebbe all’incirca 4 milioni di euro, a Officine immobiliari ne spetterebbero due. Il secondo: la ritenuta alla fonte applicata dal ministero che aveva equiparato il ritrovamento di un bene archeologico a una vincita al gratta e vinci (quindi soggetta a una ritenuta del 25%) non ha ragione di essere applicabile. Terzo: ai consulenti della srl deve essere consentito di collaborare ai lavori per la quantificazione del valore delle monete, evenienza che a suo tempo non si verificò. È un punto, quest’ultimo, fondamentale ai fini della quantificazione del premio: secondo il consulenti della società immobiliare - il numismatico Arturo Russo, considerato forse il massimo esperto mondiale di monete romane - quelle ritrovate in via Diaz valgono tra il 9 e gli 11 milioni di euro. Ieri Dell’Oca ha rilasciato una lunga dichiarazione: «La sentenza - ha detto - è l’affermazione del giusto, doveroso e leale rapporto tra Stato e cittadino. Ha fatto giustizia di una burocrazia cieca e ottusamente sorda davanti alla giurisprudenza della Cassazione e anche riguardo ai principi sanciti dalla Costituzione. È stato inoltre duramente censurato l’atteggiamento autoritario dei funzionari, refrattari a priori ad ascoltare le considerazioni e le idee del cittadino, pur avendone ricevuta la massima collaborazione economica e professionale. È dunque una sentenza storica che rimuove decenni di cosciente deliberato arbitrio contrario alla legge. La sentenza rende onore allo Stato nella sua funzione giurisdizionale, così restituendo ai cittadini la fiducia nelle istituzioni, che conformandosi ai veri principi di diritto ribaditi dal consiglio di Stato, abbandoneranno ogni prassi di prevaricazione e di distacco altero verso i privati».

Un precedente celebre

È utile ricordare che Officine Immobiliari si era fatta carico di 297mila euro di spese supplementari di scavo, cui se ne erano aggiunti altri 37mila a titolo di sponsorizzazione dei successivi studi numismatici eseguiti tra le università di Milano e Padova. In altre parole la prima offerta del ministero, 270mila euro, non sarebbe bastata neppure a rifondere quelle spese. Quando si è trattato, in passato, di pagare premi analoghi, lo Stato si è sempre dimostrato parecchio renitente: basti citare il caso della città romana di Herdonia, la “Pompei della Puglia”, scoperta nel 1962: l’ultima sentenza del Consiglio di Stato risale al 27 maggio del 2021, cioè 59 anni dopo. Nel caso di via Diaz è andata ancora bene.

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