Cronaca / Como città
Domenica 14 Dicembre 2025
«Monossido, voleva uccidere la famiglia»
Tribunale Chiesto il processo per l’uomo: a gennaio la moglie era stata trovata priva di sensi per le esalazioni. In casa c’erano anche i tre figli, i dubbi nati dal fatto che mai prima il braciere era stato acceso in camera da letto
Per la procura di Como, avrebbe cercato di soffocare moglie e figli utilizzando le esalazioni del monossido di carbonio sprigionate da un braciere che aveva volutamente acceso in camera da letto. Il tutto, sostiene il capo di accusa, «dopo essersi assicurato che tutti fossero andati a dormire».
Con l’accusa di tentato omicidio (multiplo, della moglie e dei tre figli) il pm Antonio Nalesso ha chiesto il giudizio immediato per un uomo di 51 anni originario della Tunisia, che all’epoca dei fatti – siamo al 26 gennaio di quest’anno – viveva con la propria famiglia in periferia. Il marito (e padre) ha sempre negato le contestazioni, facendosi anche sentire dal pm titolare del fascicolo, ed ora avrà tempo con i propri avvocati (i legali Andrea e Raffaele Donadini) per scegliere come affrontare l’udienza davanti al giudice, scegliendo o meno riti alternativi.
L’allarme di uno dei figli
A chiamare i soccorsi era stato uno dei figli che si era svegliato nel corso della notte dopo aver sentito il padre al telefono, trovando la madre già priva di sensi e aprendo le finestre dell’appartamento. Che qualcosa non funzionasse, secondo l’accusa, era emerso dal fatto che nella camera da letto della famiglia fosse stato posizionato il braciere, che è stato anche fatto periziare. I caloriferi infatti funzionavano, ed erano stati trovati accesi. Dunque perché aggiungerci anche il braciere, che non era mai stato posizionato nella camera ma che al contrario avrebbe dovuto essere sul balcone per il barbecue? Le micidiali esalazioni da monossido, partirono proprio da quella combustione e solo per fortuna non risultarono fatali.
Le indagini, su questa brutta storia maturata in seno ad una famiglia originaria della Tunisia, portarono piano piano alla contestazione che è poi rimasta tale, quella appunto del tentato omicidio a carico del marito contro sia la moglie (con cui la relazione pare fosse in crisi) sia contro i figli minorenni. La vicenda venne a galla quando il 118 intervenne in un appartamento di via Tettamanti, tra i quartieri di Breccia e di Rebbio, per soccorrere una famiglia che aveva inalato importanti quantitativi di monossido. Stando a quanto era emerso, era stato proprio uno dei figli (il più grande, ma sempre minorenne) ad evitare il peggio. Svegliatosi nel cuore nella notte, aveva udito il padre al telefono chiedere aiuto con voce bassa ed era andato nell’altra stanza per vedere quello che stava accadendo.
La madre svenuta
Aprendo la porta si era reso conto della situazione drammatica con la madre priva di sensi. Ed era stato lo stesso ragazzo a nutrire i primi dubbi sul padre, che a suo dire nulla aveva fatto per destare la moglie e portarla in salvo, anche solo aprendo la finestra. La donna si era poi risvegliata solo quando ormai era in ambulanza.
Il marito, nei momenti iniziali di questa storia, aveva detto di aver voluto solo mettere dell’incenso nel braciere, che tuttavia mai aveva portato in camera prima di quella notte. Presto i dubbi si erano concentrati su quell’uomo fino all’emissione di una misura – eseguita dai carabinieri di Rebbio – che portò all’allontanamento dalla casa. Ed ora, a mesi di distanza, ecco il primo passo importante dell’accusa con la richiesta di giudizio immediato formalizzata in attesa delle contromosse della difesa.
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