Un ventenne è affogato di fronte al Tempio Voltiano. Il commento di Rapinese: «Di più non possiamo fare per evitare le tragedie»

Como Non ce l’ha fatta il ragazzo che si era tuffato. Il sindaco: «Ci sono cartelli, controlli, presidio nautico e noi continueremo dare il massimo per la prevenzione»

Era stato trasportato domenica pomeriggio in condizioni gravissime all’ospedale San Gerardo di Monza dopo essersi tuffato nella zona del Tempio Voltiano senza riemergere. Ali Mohammed Shebl Ahmed Elnhrawy, ventenne egiziano residente a Milano a Como con gli amici non ce l’ha fatta ed è morto nella tarda sera di domenica. Avrebbe compiuto 21 anni il prossimo 24 settembre. Troppo gravi i danni, non solo neurologici, conseguenti alla prolungata asfissia: sembra infatti che sia rimasto sott’acqua per una ventina di minuti almeno, prima che due vigili del fuoco lo raggiungessero a una profondità di circa 8 metri e lo riportassero a riva.

La situazione

Si tratta del settimo morto negli ultimi sei anni nella zona del primo bacino. Una tragedia che riporta in primo piano il tema della sicurezza, dei controlli e dei divieti di balneazione non rispettati nonostante la presenza di cartelli in diverse lingue. «Esprimo le condoglianze alla famiglia a nome di tutta la città» è la prima cosa che dice il sindaco Alessandro Rapinese.

E prosegue analizzando la situazione dal punto di vista della sicurezza e delle azioni che può mettere in campo l’amministrazione. «Per quanto riguarda questa tragedia - spiega - il Comune non poteva fare più di quello che ha fatto. Per prima cosa sono stati messi cartelli in tutte le lingue affinché si capisse che la balneazione è vietata. Seconda cosa proprio in quei momenti era presente la Polizia locale che stava sanzionando chi era in acqua e inoltre i primi soccorsi sono stati prestati dal mezzo nautico messo a disposizione della Polizia locale attraverso una convenzione con la Protezione civile, che è immediatamente intervenuta».

Il primo cittadino precisa ulteriormente: «Avvisiamo, sanzioniamo e abbiamo predisposto la presenza fissa di mezzi nautici al fine di prevenire queste tragedie. Fare più di così è impossibile».

Rapinese allarga poi il campo sul tema delle persone vittime dei tuffi nell’acqua di laghi e fiumi. La causa sta nello sbalzo termico, il contrasto tra le temperature torride esterne e l’acqua fredda, può infatti provocare dei gravi malori, che possono rivelarsi anche fatali e portare alla morte, per arresto cardiorespiratorio o annegamento. Quella che, in termine tecnico, si chiama “idrocuzione”.

Problema diffuso

«Guardando oltre Como - va avanti il sindaco - per capire la ricorrenza di queste tragedie, è indicativo vedere quello che accade ad esempio a Bergamo che, in meno di due anni, ha avuto oltre venti vittime per queste tipologie di violazioni». In quel caso si tratta di fiumi e del lago di Endine. Anche là sono stati messi cartelli, gli ultimi in francese, inglese e arabo con la scritta “23 morti in due anni nei nostri fiumi! Non essere il prossimo!”. Su quelli presenti al Tempio Voltiano c’è la scritta “Divieto di balneazione” in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e arabo. C’è la scritta “Zona di pericolo” con il classico segnale triangolare e sono altre immagini in bilingue che indicano il divieto di nuotare, di tuffarsi, il pericolo di annegamento e l’invito a prestare attenzione per non scivolare. «Continueremo a dare il massimo - conclude Rapinese - affinché non si ripetano queste tragedie, ma non bisogna trascurare di considerare anche le responsabilità individuali».

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