Nidi, ancora bimbi in attesa: saltano le iscrizioni “invernali”

Servizi per l’infanzia Mancano educatori per accogliere altri bambini. I genitori vengono dirottati verso le strutture private, molto più care

Manca il personale degli asili nido, niente iscrizioni a novembre. Così stanno rispondendo gli uffici di Palazzo Cernezzi alle domande dei genitori che hanno dei bambini da inserire nei nidi pubblici a gennaio.

In genere dopo le iscrizioni di aprile per l’inizio delle attività da settembre, il Comune apre una seconda finestra utile alle mamme e ai papà con i bambini nati nella seconda metà dell’anno, così da iniziare il nido dal mese di gennaio. L’ufficio responsabile del servizio in Comune spiega però a chi chiede informazioni che al momento resta da smaltire la lista d’attesa che si è creata durante la precedente primavera. Quindi al 99% non sarà possibile accogliere altre domande durante il mese di novembre.

Un ulteriore motivo, spiegano sempre i funzionari di Palazzo Cernezzi, è che gli educatori non sono in numero sufficiente per garantire il corretto rapporto con più bambini da seguire, quindi non si possono aggiungere altri piccoli.

Il suggerimento dato alle famiglie è di rivolgersi all’asilo nido di Lora, dove ci sono ancora due posti disponibili. Si tratta però di un servizio esternalizzato, gestito da privati, con tariffe e servizi diversi. Non è possibile per esempio presentare l’Isee, come succede invece negli otto asili rimasti (il nido di Albate è chiuso da questa estate per lavori di ingrandimento), per ottenere tariffe più basse. L’alternativa è aspettare settembre 2024. Oppure rivolgersi direttamente ai nidi privati, le cui rette però raggiungono facilmente gli 800 euro al mese.

«Noi abitiamo a Como - racconta Miriam Butti – e dai nidi pubblici mi hanno detto che non c’è posto, c’è la lista d’attesa. Ormai è tutto completo anche a Lora. A novembre non riaprono le iscrizioni. Ho sbagliato ad aspettare il Comune, adesso anche gli asili privati sono pieni. Certo nel privato finisco per spendere 800 euro al mese, che tra pre, post, uscite e mensa rischiano di diventare perfino mille. Confido in qualche bonus regionale o statale. Ma da Como città mi aspettavo servizi migliori».

Senza la finestra delle iscrizioni di fine anno è impossibile sapere quante famiglie sono rimaste escluse dal servizio pubblico, perché non sarà formata una graduatoria. Il mese scorso, durante una conferenza stampa, il sindaco Alessandro Rapinese aveva spiegato che la lista d’attesa contava quest’anno solo otto domande, tutte provenienti da fuori città.

Con il nuovo regolamento chi non vive in città ottiene punteggi molto inferiori rispetto a chi abita in città, e fa più fatica ad accedere ai nidi. Quando ai residenti, Rapinese aveva annunciato di aver dato un posto «al 100% delle famiglie comasche».

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