Nidi, genitori contro le multe per i ritardi: «Così si mettono in difficoltà le famiglie»

I pareri All’uscita dei bimbi dall’asilo di via Passeri, la maggior parte delle mamme vota “no”: «Tener conto del traffico». «Per chi lavora non è facile arrivare sempre in perfetto orario»

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La proposta avanzata dalla giunta Rapinese di introdurre una multa di 50 euro, al quarto ritardo in un mese, nel portare o andare a prendere il figlio all’asilo nido ha suscitato non poche polemiche, a livello locale e nazionale. Ma l’idea ha destato stupore soprattutto tra i diretti interessati: i genitori. Intorno alle 16.10 di ieri, fuori dall’asilo nido Magnolia, in via Passeri, il via vai di mamme, papà e nonni era già serrato. Il Magnolia è uno dei nove asili nido presenti sul territorio comunale e uno dei quattro che ha come orario di chiusura le 16.30.

«Prendere un provvedimento del genere - commenta Cristina Mambretti mentre si allontanava dal nido insieme al figlio - significa mettere in difficoltà le famiglie». Come era facile aspettarsi, i commenti dei genitori non sono certo concilianti, ma ciò che sorprende è scoprire che i problemi con le educatrici del nido rispetto al tema dei ritardi sembrano non essere affatto così numerosi da giustificare l’introduzione delle multe. Perlomeno, non al Magnolia.

Il nodo

Secondo Laura De Santis sono le caratteristiche stesse del territorio comunale e l’intensità del traffico a rendere possibili eventuali ritardi: «Como è una città in cui spostarsi non è semplice. Io vivo a Camerlata e ogni giorno impiego dai trenta ai quaranta minuti per portare mio figlio al nido. Forse però, mi viene da pensare, il sindaco non conosce bene la realtà del nido: tutti sappiamo che per il benessere dei bambini la soluzione migliore è entrare non più tardi delle 10.45, per garantire che mantengano ogni giorno dei ritmi corretti. È vero però che i nidi a Como che offrono un servizio fino alle 18 sono pochi ed è quasi impossibile trovare un posto, quindi per i genitori che lavorano non sempre è facile».

In effetti, mentre aspettiamo ai cancelli del nido, oltre ai genitori che si presentano con largo anticipo, ce ne sono diversi che arrivano alla spicciolata pochi minuti prima della chiusura. Paola Canepa racconta che, essendo una mamma lavoratrice, per arrivare in orario al nido esce dall’ufficio, a Milano, alle 14.15. «Quattro ritardi in un mese? È possibile farli, visto che mi sposto in treno, anche se io cerco sempre di essere puntualissima. Per evitare di tardare di solito prendo persino un treno prima del necessario, ma questo per me significa chiedere due ore di permesso dal lavoro. Fortunatamente posso fare smart working e recuperare poi a casa, però non è agevole e i ritardi possono capitare». Come raccontano sia Ana Montes, mamma in maternità con un figlio piccolo a casa e uno al nido, sia la coppia di genitori Elena Corti e Andrea Scalco, da parte delle educatrici c’è totale disponibilità nei casi in cui si faccia tardi, sia in entrata che in uscita.

L’opinione

Ma davanti al cancello non si incontrano solo genitori: anche i nonni hanno qualcosa da dire sulla proposta di Rapinese. «Io penso che qui ciascuno abbia le proprie ragioni: i genitori in difficoltà con gli orari di lavoro e le educatrici che giustamente lavorano con un monte ore specifico che va rispettato - è il punto di vista di Enrico Vesentini - però bisogna anche ricordare che l’asilo è il punto di partenza della disponibilità reciproca, da insegnare ai bambini. Forse ci sono soluzioni migliori di una multa».

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