Niente nido per chi ha debiti. Il sindaco: «Si applica il regolamento»

Comune di Como Lettere degli uffici a cittadini non in regola con i versamenti Tari. Rapinese: «Servizi sociali per chi è in difficoltà, gli altri o in regola o altrove»

Il sindaco Alessandro Rapinese distingue in due categorie i comaschi a cui stanno arrivando in queste ore lettere degli uffici nelle quali viene chiarito che non essendo in regola con il pagamento Tari non possono iscrivere il proprio figlio al nido. Coloro che sono in debito per problemi economici (che vanno documentati) e chi, semplicemente, non è in regola con i versamenti.

La situazione

Il primo cittadino spiega che «non avere debiti con la pubblica amministrazione è espressamente previsto dal regolamento». E aggiunge: «La questione è molto semplice, non vogliamo avere a che fare con gente che non paga il Comune». Poi spiega: «Il servizio dei nidi ha contribuzione da parte nostra molto consistente. Se una famiglia ha problemi economici ed è questo il motivo del debito, può rivolgersi ai Servizi sociali. Al contrario, se si tratta di “sociopatici” che non vogliono pagare per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuto faccio presente che esistono sempre gli asili privati per i quali dubito possano fare come con la Tari, cioè non pagare».

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In pratica o la famiglia si mette in regola, oppure il figlio non può frequentare il nido. A prevederlo è l’articolo 8 del nuovo regolamento sui nidi che dice testualmente: «Per accedere al servizio (bambini nuovi iscritti e già frequentanti) è richiesta l’assenza di morosità pregressa del nucleo familiare nei confronti del Comune di Como». E l’amministrazione aveva anche chiarito che il concetto di morosità va inteso a largo raggio, quindi qualsiasi servizio erogato dal Comune. È lo stesso sistema che, ad esempio, ma va sottolineato che si tratta di servizi molto diversi tra loro, viene utilizzato per la possibilità di occupare il suolo pubblico con i tavolini.

Il piano di rientro

La sola via d’uscita per le famiglie che stanno ricevendo le lettere è una soltanto: «La presenza di un piano di rientro sottoscritto dai genitori e dal dirigente competente e puntualmente adempiuto».

Nello stesso articolo del regolamento viene anche precisato che «in caso di mancato pagamento della retta di frequenza per tre mesi anche non consecutivi nel corso dell’anno, è prevista la dimissione d’ufficio, previo avviso ai genitori, salvo concordare un piano di rientro, sottoscritto da almeno un genitore e dal dirigente competente, con rate tali da esaurire il debito entro l’anno formativo. Il minore dimesso per morosità può essere riammesso alla frequenza nello stesso nido, previa disponibilità di posto, solo dopo la sanatoria del debito». Misura, questa, già prevista anche in passato.

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