«Non multarlo, lui è un mio amico». Ispettore polstrada sospeso dal giudice

L’inchiesta Il sottufficiale in servizio in via Italia Libera accusato di induzione indebita. Il magistrato: via un anno dalla polizia. Il difensore: «È innocente, non ha commesso reati»

Un ispettore della polizia stradale di Como è finito sotto inchiesta con l’accusa di aver fatto pressioni, sui proprio sottoposti, per “graziare” amici e conoscenti. E così il giudice delle indagini preliminari Massimo Mercaldo ha emesso a suo carico la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e dalla polizia di Stato per il periodo di un anno.

Nel registro degli indagati è finito l’ispettore Roberto Casartelli, storica figura del comando di via Italia Libera della stradale, e da alcuni giorni sospeso dal servizio perché sospettato di induzione indebita a dare o promettere utilità.

L’accusa

L’episodio contestato al sottufficiale di Como è uno soltanto e si riferisce a un fatto specifico avvenuto nell’agosto dello scorso anno. Ma l’indagine - condotta dal nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di finanza e coordinata dal pubblico ministero Antonia Pavan - avrebbe portato alla luce (attraverso soprattutto l’acquisizione di una serie di testimonianze) come l’ispettore avesse la tendenza a intervenire per tutelare gli “amici” sottoposti a controlli da parte delle pattuglie della stradale.

Ma, come detto, al momento il caso contestato è uno soltanto. E risale alla fine dell’agosto dello scorso anno quando l’ispettore coordinava il distaccamento della Tremezzina della polizia stradale. In quell’occasione una pattuglia fermò un autotrasportatore che aveva il camion pieno di legna. Gli agenti lo avevano fermato per una serie di mancanze sul fronte della sicurezza, tanto per fare un esempio i tronchi non erano fissati in alcun modo.

La difesa

Nel corso del controllo, quando l’autotrasportatore ha capito che stava per essere sanzionato, avrebbe impugnato il telefono, chiamato l’amico ispettore e avrebbe quindi passato l’apparecchio a uno degli agenti in servizio. Al quale il superiore avrebbe detto di chiudere un occhio perché stavano per multare un suo amico.

Come detto nel corso dell’indagine sarebbero emerse però diverse altre ingerenze da parte del sottufficiale, tali da convincere il pubblico ministero a chiedere, e il giudice a dare, la misura interdittiva, non prima di aver convocato l’indagato per sottoporlo a interrogatorio, nel quale però si è avvalso della facoltà di non rispondere..

«L’ispettore Casartelli contesta fermamente gli addebiti contenuti nell’ordinanza» commenta l’avvocato Edoardo Pacia, che con il collega Mosè Botta difende il sottufficiale della polstrada - Non ha potuto farlo direttamente in sede di interrogatorio in quanto la notifica dell’avviso della fissazione di esso è intervenuta la mattina antecedente all’interrogatorio medesimo e senza che, in tale avviso, fossero descritti i fatti contestati. Ciò ha imposto la scelta tecnica di avvalersi della facoltà di non rispondere rispetto a un reato così importante. Ora, notificata l’ordinanza, si stanno esaminando la medesima e gli atti di indagine a supporto di essa che, a nostro modo di vedere, confermano le proteste di innocenza dell’assistito. Stiamo, quindi, valutando seriamente, una volta completata l’analisi di tali atti, la possibilità di impugnare l’ordinanza».

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