Nozze combinate, come il caso di Saman. Diciottenne scappa dalla famiglia: salva

L’inchiesta Studentessa pakistana, da sempre residente in città, messa sotto protezione. A ottobre i genitori le avevano comunicato il ritorno in patria per sposare uno sconosciuto

È scappata di casa, senza dire niente alla famiglia. L’ha fatto dopo che i genitori le avevano comunicato – lo scorso mese di ottobre – che a breve avrebbe dovuto partire per il Pakistan, terra d’origine, per sposare un uomo che aveva visto una sola volta in vita sua e per pochi minuti, il tutto in seguito ad accordi presi tra le rispettive famiglie.

Una ragazza di 18 anni di origini pakistane, ma da sempre residente a Como dove frequenta la scuola con buoni risultati e lavora in una attività del centro città, si è opposta all’idea del matrimonio combinato, tradizione nel suo Paese, imposto dalla famiglia. Una storia, la sua, per molti versi sovrapponibile ad altre drammatiche vicende della cronaca recente che hanno sconvolto l’Italia, come quella di Saman Abbass, uccisa dai famigliari a Novellara. Ma per fortuna questa ragazza, oggi, è al sicuro, in una struttura protetta.

Il provvedimento

La Procura di Como ha infatti chiesto e ottenuto una misura cautelare nei confronti prodel padre e della madre, che impone loro il divieto di avvicinamento non solo alla figlia ma anche a chi potrebbe avere contatti con lei, ovvero il fidanzato, i parenti di lui, i compagni di scuola, i colleghi. Le ipotesi di reato sono due: quella di maltrattamenti in famiglia – maltrattamenti non fisici, bensì psicologici – e la tentata induzione al matrimonio.

Quasi paradossalmente, l’inchiesta è stata portata allo scoperto, nelle scorse settimane, proprio dai genitori della ragazza che si erano presentati negli uffici della Questura di Como per dire che la figlia era scomparsa, chiedendo aiuto agli agenti per rintracciarla.

L’inchiesta

Sulla scomparsa c’era però un’altra indagine aperta, condotta parallelamente dai carabinieri, che aveva portato a raccogliere il racconto della giovane di appena 18 anni, che aveva svelato i suoi timori e il fatto che, una volta tornata in famiglia, sarebbe stata costretta a volare in Pakistan per sposare quell’uomo che non conosceva e che aveva visto in vita sua solo una volta, nemmeno a lungo. Il matrimonio avrebbe dovuto svolgersi in questi giorni di dicembre e la comunicazione alla figlia – che non ammetteva alcuna replica, essendo la ragazza non libera di scegliere ma al contrario obbligata a sottomettersi a questa scelta per l’onore e la reputazione della famiglia – sarebbe stata data solo ad ottobre. Fiammifero gettato in una bombola già pronta ad esplodere che ha portato la giovane, con grande coraggio, a scappare di casa nascondendosi al padre e alla madre in un rifugio mai scoperto.

L’indagine della Procura ha portato ad una misura cautelare nei confronti dei genitori, con il divieto di avvicinamento alla figlia ma anche alle persone che le potrebbero starle attorno. Sarebbero infatti emersi tentativi subdoli, da parte della madre e del padre, per riuscire a riportare la figlia a casa, simulando anche le gravi condizioni di salute della mamma (non vere) e mettendo in mezzo anche altri parenti pur di costringere la ragazza a pentirsi, sentirsi in colpa e tornare così sotto il giogo di quelle che sono le regole di una cultura cui non voleva più sottostare.

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