«Occupatevi di anime, non di Covid»
Polemica sul social della parrocchia

Commenti inferociti a un post su Facebook che ricordava le regole anti-contagio - Don Giusto: «Bene il confronto, ma leale. La Chiesa si è sempre presa cura della salute dei fedeli»

«La strategia del terrore. Corrotti». È bastato un post sulla pagina Facebook della parrocchia di Rebbio, in cui si invitava alla prudenza per evitare il rischio contagio da Covid-19, a innescare commenti anche offensivi da parte di alcuni utenti del noto social network. I parrocchiani si sono subito divisi. C’è chi ha apprezzato le parole pubblicate, sostenendo che la Chiesa ha il compito di preoccuparsi sia della salute dell’anima dei fedeli, che di quella del corpo. E chi invece ha criticato pubblicamente la scelta di richiamare all’utilizzo delle mascherine e al divieto di assembramenti.

Il post, che risale alla domenica appena trascorsa e che attualmente non è più visibile on line, era un chiaro appello alla responsabilità individuale. E’ stato scritto sulla scia dell’aumento dei contagi, avvenuto negli ultimi giorni. «Oggi in Italia si sono registrati 1210 casi. Non possiamo abbassare la guardia – recitava – L’Italia ha bisogno di ripartire e non tornare al lockdown e di conseguenza, per quanto riguarda noi, non poter celebrare la S. Messa con il popolo». Seguivano anche indicazioni precise sulle misure di sicurezza da adottare: «Piccoli gesti per tutelare la salute tua e degli altri fedeli responsabili».

Niente di strano quindi. Niente che agli autori del post avrebbe potuto far prevedere una reazione di dissenso così forte. Le critiche hanno messo sotto accusa anche il fatto stesso che a farsi cassa di risonanza di queste parole fosse la pagina social di una parrocchia.

«Salviamo le anime e finiamola con queste informazioni da telegiornale. La fede è un’altra cosa» si leggeva tra i commenti, mentre un’altra utente accusava l’autore del post di praticare la «strategia del terrore».

Una polemica tra le tante che nasce sul web, ma che è lo specchio di quello che sta avvenendo nel Paese, ovvero la polarizzazione tra coloro che sminuiscono il pericolo di una seconda ondata dell’epidemia e coloro che al contrario chiedono a gran voce che l’allerta rimanga alta. I toni sono sempre più violenti. Sulla vicenda è intervenuto don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio, che non è il curatore materiale della pagina social. «Sono per scelta tagliato fuori da Facebook e non sapevo del post e nemmeno dei commenti. Credo che le discussioni siano sempre costruttive. Se qualcuno condivide o non condivide una scelta può esprimere la sua opinione, però di persona, guardandosi negli occhi, non dietro lo schermo di un pc. La mia porta è sempre aperta».

Detto ciò il parroco ha anche sottolineato un altro aspetto della questione: «In parrocchia, durante le funzioni e anche in oratorio, ho potuto notare una grande responsabilità. Tutti usano le mascherine e seguono i protocolli di sicurezza. Abbiamo riaperto il bar dell’oratorio, l’accesso ai campi da gioco e per settembre messo in calendario dei soggiorni con i ragazzi. Per non fare che tutto si blocchi di nuovo, dobbiamo essere responsabili». E poi la chiusa: «La Chiesa, nei posti più sperduti delle esperienze missionarie come nelle nostre realtà, si è sempre occupata della salute dei fedeli, aprendo ospedali e gestendo servizi di accoglienza. Anche questo far parte della nostra missione».

Laura Mosca

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