Ogni giorno 5 coppie si dicono addio. Sui divorzi cambia la norma, non i tempi

Giustizia Con marzo è entrata in vigore la riforma del processo civile e della famiglia. La presidente degli avvocati: «Si cambiano le regole, ma il problema è la carenza di giudici»

Oltre 900 cause di separazioni e altrettanto di divorzio all’anno. Questa è la mole di lavoro dei giudici di Como sulle crisi coniugali. Con marzo è entrata in vigore la riforma del processo civile, che ha introdotto la nuova procedura unificata per i giudizi in materia di persone minori e famiglie. Sulla carta l’intenzione è quella di tagliare i tempi d’attesa e snellire le procedure, nei fatti il rischio è che la riforma non produca alcun effetto o, quantomeno, che le agevolazioni siano minime.

«Il primo aspetto critico - commenta Daniela Corengia, da poche settimane presidente dell’Ordine degli avvocati di Como - è che con la legge di bilancio si è voluto anticipare l’entrata in vigore di buona parte della riforma dal 30 giugno al 28 febbraio Questa decisione è parsa non ragionevole e non funzionale» e rischia di creare «problemi interpretativi e caos per operatori del diritto e personale amministrativo. La seconda osservazione è che la riforma del processo civile, strutturata su un modello (il rito societario) che si era già rivelato un insuccesso, impone termini perentori che rendono l’attività del difensore molto gravosa, ma soprattutto non incide realmente sui tempi». Il motivo? La carenza d’organico.

Il personale scarseggia

Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della corte d’Appello ha illustrato i problemi connessi all’assenza sia di magistrati che di personale amministrativo, parlando di una carenza di giudici del 20% e anche peggiore le vacanze del personale amministrativo con Como a registrare il dato peggiore in Lombardia con oltre il 36% dei posti da coprire. Questo si ripercuote, ovviamente, sui tempi delle sentenze, tanto è vero che sul Lario una su dieci arriva dopo oltre tre anni di attesa.

«La durata dei giudizi - conferma l’avvocato Corengia - non dipende tanto dal numero di udienze quanto dal rapporto tra le risorse disponibili ed il numero dei procedimenti, rapporto che deve essere equilibrato. Diversamente ogni riforma processuale anche la più innovativa è destinata a fallire».

C’è però, almeno potenzialmente, anche del buono nella riforma.

«Il rito unico delle persone dei minori e delle famiglie introdotto con le nuove norme è una vera rivoluzione - sottolinea - Finora c’è stata una frammentazione di riti diversi, anche con un’anacronistica distinzione tra coppie sposate e famiglie di fatto, mentre ora, per la prima volta, ci sono regole uniche e chiare che riguardano tutti i processi con un giudizio di cognizione ordinario».

Preoccupazione tra i legali

Ma attenzione, perché «la famiglia in crisi ha bisogno di separarsi in fretta avendo delle regole come l’affido dei figli, l’assegnazione della casa, il mantenimento. Purtroppo queste regole non sempre vengono trovate in via consensuale e quindi è davvero fondamentale che il primo contatto con il giudice sia rapido. In più occorre considerare che il carico di domande depositate fino al 28 febbraio deve essere smaltito e molte di queste domande sono ancora in attesa della fissazione della prima udienza. Normalmente i tempi a Como sono circa di sei/sette mesi. Per questo dubito che il processo, pur riformato, si sveltirà sin da subito e su questo punto c’è come ho detto molta preoccupazione».

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