Omicidio di Yuri, il pm vuole il processo

Il delitto La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio del giovane accusato della morte di Yuri Urizio

La procura di Milano, con un atto che porta la firma del pubblico ministero Luca Poniz, ha chiesto il rinvio a giudizio per Cubaa Bilel (che ha anche altri alias, tra cui Kobaa Bilel), il tunisino di 29 anni – senza fissa dimora e irregolare in Italia – accusato dell’omicidio del cameriere di Como Yuri Urizio, 23 anni, ucciso per soffocamento al termine di una drammatica aggressione avvenuta in Darsena a Milano il 13 settembre di un anno fa.

Due giorni d’agonia

Il ragazzo comasco, residente in via Mentana ma che nel capoluogo meneghino lavorava, aveva lottato per due giorni in un letto d’ospedale del Policlinico prima di arrendersi alle gravi ferite riportate: era il 15 settembre 2023. Ora, per quell’episodio di violenza gratuita e brutale, il pubblico ministero ha chiesto al giudice delle indagini preliminari di fissare l’udienza per discutere l’accusa di omicidio, che è stata formulata senza aggravanti.

Bilel è detenuto nel carcere di San Vittorie praticamente dalla notte stessa del fatto, quando le volanti della polizia lo trovarono ancora ad accanirsi sul corpo di Yuri. La procura di Milano lo accusa di aver aggredito il cameriere comasco «a mani nude», prima «percuotendolo» e poi «stringendogli il collo per un tempo prolungato fino a determinarne il soffocamento». Un omicidio barbaro, agghiacciante. L’udienza si terrà a maggio. In aula si costituirà come parte civile, rappresentata dall’avvocato Fabio Gualdi, Giovanna Nucera, la mamma di Yuri. Daniela Cardamone sarà invece il giudice chiamato a decidere sull’aggressione mortale.

Il fatto era avvenuto in Darsena a Milano quando ancora il sole non era sorto. Il giovane comasco, terminato il lavoro, aveva trascorso la serata in compagnia della cugina. Poi, dopo averla salutata, era andato in Darsena con alcuni amici. Le telecamere l’avevano ripreso poco prima delle 4 di mattina con una donna che poi era stata identificata.

Le riprese della telecamera

Non c’era animosità tra i due. Poi i video ripresero un uomo che si avvicinava, il tunisino poi arrestato. A inquadrare tutto era stata la telecamera comunale che ruotava su se stessa. Quando – circa un minuto dopo – l’occhio elettronico era tornato sul punto critico, la donna non c’era già più e i due uomini avevano iniziato a litigare. Yuri venne soccorso a terra, privo di sensi, soffocato con le mani, da un agente delle volanti e poi da un medico. Trasportato d’urgenza al Policlinico di Milano il cameriere comasco era morto dopo due giorni d’agonia.

Il tunisino, che era stato fermato poco distante dal punto dell’aggressione mortale, era stato arrestato con l’accusa di omicidio, ipotesi di reato che è rimasta tale, senza aggravanti ulteriori. Da allora si trova in carcere. Al giudice che l’aveva interrogato subito dopo l’arresto, aveva provato a dire che Yuri aveva importunato una donna e per questo era intervenuto. Una versione che non ha mai trovato alcun riscontro, smentita dalla stessa donna ripresa nel video.

© RIPRODUZIONE RISERVATA