Parapetti, ora si pensa di nuovo a quelli con i timoni

Lungolago Bocciati e messi da parte, tornano in gioco. «Si possono riproporre», scrive la Soprintendenza. Oppure più leggeri, ma arretrati rispetto al bordo lago

Como

Clamorosa proposta della Soprintendenza per uscire dall’impasse per i nuovi parapetti del lungolago. Nel parere firmato dal soprintendente Giuseppe Stolfi lo scorso 27 giugno in seguito al sopralluogo del 13 maggio a Sant’Agostino per la valutazione dei campioni posizionati (e contestati immediatamente da tutti i presenti, cittadini inclusi) oltre a «due criticità» viene proposto di tornare indietro ai vecchi timoni. Quelli storici del 1899 da riadattare e ai quali aggiungere delle copie per coprire tutta la lunghezza.

L’interrogazione

Il parere è contenuto come allegato nella risposta a un’interrogazione depositata nelle scorse settimane dal consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo. Nel documento della Soprintendenza (inviato ad Aria, società regionale che ha in capo l’opera delle paratie e che si era occupata del prototipo del parapetto, e al Comune), andando con ordine, si parte dal campione posizionato a metà maggio.

«Questo ufficio – si legge - rileva che il modello di parapetto predisposto in cantiere corrisponde agli elaborati grafici di progetto già esaminati da questo ufficio, rispondendo ai requisiti richiesti dalla stazione appaltante e dalle normative vigenti in materia. Tuttavia, l’esame del prototipo che è stato possibile condurre in sito, valutando nel dettaglio il modello predisposto, ha evidenziato due criticità». E nel dettaglio, «una prima legata agli effetti estetici e di visuale che l’elemento progettato avrebbe nell’ipotesi che lo stesso venga posato in modo continuo lungo il bordo a lago e dovuto al generale effetto che le lamelle orientate produrrebbero; effetto privo della leggerezza e trasparenza che il progettato parapetto avrebbe dovuto avere anche nelle viste scorciate che si susseguono lungo lago». La seconda è invece «legata alle notevoli dimensioni della struttura in progetto che certamente ottempera le prescrizioni di sicurezza strutturale dettate dalla stazione appaltante e dalla normativa vigente in materia, ma senza riuscire a porsi in rapporto con l’immagine consolidata del lungolago».

Il soprintendente va oltre: «Non appare risolto il rapporto con i parapetti già presenti sul lungolago che, pur essendo ascrivibili a epoche storiche differenti, si connotano per maggiore trasparenza e leggerezza». Da questo è derivata la bocciatura del prototipo che, a dire il vero, ha suscitato una contestazione popolare in città, ma anche in Regione e a Palazzo Cernezzi. «Non si ritiene che il modulo proposto risulti adeguato – si legge - in misura soddisfacente, alle esigenze di inserimento dettate dalle caratteristiche storico, artistiche e paesaggistiche del contesto».

Le due proposte

Arriva poi la doppia proposta – in seguito ad incontri informali - della Soprintendenza che riconduce in entrambi i casi ai “vecchi” timoni (in passato lo stesso ente aveva però scartato l’idea di copie): «Valutare soluzioni di maggiore leggerezza, che prevedano eventualmente un arretramento del parapetto al fine di creare una maggiore distanza tra questo e il bordo a lago, venendo in tal modo a cadere la necessità di rispondere ai requisiti di protezione dalle cadute nel vuoto». Quindi tradotto: se ci si arretra rispetto al bordo (ad esempio dietro ai cassoni nella pavimentazione che contengono le paratie) non è necessario rispettare i requisiti normativi che hanno portato alle grate campione. In secondo luogo «di valutare la riproposizione degli elementi storici ancora riutilizzabili (il parapetto a timoni presente ancora in parte del lungolago) anche producendo in copia identica gli elementi mancanti per completarne lo sviluppo per la lunghezza necessaria».

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