Parapetti, tutto da rifare. E per un altro anno avremo quelli provvisori

Lungolago Se anche si procedesse con i prototipi ci vorrebbero 12 mesi fra progetto, gara e realizzazione. Timoni, vetri o zero protezioni: tutte ipotesi bocciate

Como

La polemica sui campioni dei nuovi parapetti posizionati martedì a Sant’Agostino e poi rimossi in serata dopo aver suscitato scetticismo tra i tecnici e i politici regionali e comunali, non accenna a diminuire. La certezza, al di là di quello che si farà sul lungolago (l’intervento di poche ore fa del sindaco Alessandro Rapinese chiude definitivamente la porta all’ipotesi di lasciare la passeggiata libera senza protezioni), è che la città dovrà convivere ancora a lungo con le transenne provvisorie. Le prime sono state posizionate nella primavera del 2023 e poi via via fino ai giardini a lago la scorsa estate. Per sostituirle, anche se si dovessero scegliere i nuovi parapetti contestati da (quasi) tutti ci vorrebbe infatti circa un anno tra ok definitivo, progettazione esecutiva, gara d’appalto, realizzazione e successiva posa.

Le posizioni

Andando con ordine le prese di posizione delle ultime ore sia dell’assessore regionale agli Enti locali Massimo Sertori che del sindaco portano ad avere un quadro un po’ più chiaro di quello che si potrà o vorrà fare sul lungolago. Il primo capitolo è quello dei parapetti storici con i timoni che, secondo entrambi i politici, non possono essere recuperati in quanto non rispettano le norme di sicurezza, sono insufficienti a coprire l’intera passeggiata e una loro riproduzione adeguata è stata scartata perché il risultato non sarebbe positivo. Rapinese li ha definiti «illegali». Se non fossero stati tolti, come nella zona dei giardini o in altre aree del lungolago, avrebbero potuto rimanere anche se non rispettosi delle norme, in caso contrario devono rispettare quanto previsto in materia di sicurezza.

Alcuni cittadini e non solo hanno proposto di creare un parapetto in vetro, come venne fatto dall’ex calciatore Gianluca Zambrotta quando finanziò la riapertura provvisoria del tratto di lungolago tra piazza Cavour e i giardini. Pure questa ipotesi è stata bocciata. Lo stesso primo cittadino ha infatti chiarito che «la Soprintendenza non li autorizza, ma se anche lo facesse io direi di no perché la manutenzione è troppo complicata, senza contare gli atti vandalici, abbiamo già visto la situazione con quelli verso i giardini».

Niente barriere

Dalla Regione e in particolare dagli assessori Sertori e dal comasco Alessandro Fermi è arrivata, dopo il test (fallito) di martedì la proposta di non mettere più alcuna barriera. Entrambi hanno spiegato che la normativa non impone infatti di mettere i parapetti. Ma su questa soluzione che ha ricevuto consensi da più parti c’è il no categorico del sindaco che mette la sicurezza prima di tutto.

«Oggi – le sue parole - se fai il parapetto deve essere a norma, quindi le strade sono due: o lo fai o non lo fai e per me si deve fare. Lo dico a Sertori, Fermi e a tutti coloro che fanno i fenomeni adesso». Ha inoltre detto: «Diamoci tutti una calmata e, soprattutto, vediamo di non fare stupidaggini. I parapetti su un lungolago così visitato servono, i vecchi stupendi parapetti oggi non si possono più usare, quelli che potremo sostituire, anche se li progettasse il miglior architetto del pianeta, devono avere delle caratteristiche tali per cui il romanticismo va a farsi benedire». Nei prossimi giorni ci saranno colloqui tra Comune, Regione e Soprintendenza e bisognerà capire se da lì uscirà una sintesi che vada nella direzione di fare il parapetto (se farlo o meno è facoltà del sindaco stabilirlo e non sembrano esserci spazi per alternative), ma il come è in capo alla Regione (con autorizzazione della Soprintendenza). Andrà quindi trovata una soluzione che, rispettando le norme, abbia un impatto molto più leggero e ed esteticamente gradevole tenendo conto che la stessa Regione (almeno la parte politica) ha stroncato il prototipo.

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