Per le rapine usava l’auto della moglie
Ora è accusato di due colpi in Svizzera

Como: in carcere per gli assalti a un’oreficeria in centro, a due supermarket e a un benzinaio - L’autista della banda, un comasco, confessa anche di aver svaligiato due distributori ticinesi

L’aver scelto di utilizzare sempre e immancabilmente l’auto della moglie, come mezzo di fuga dopo le rapine messe a segno con alcuni complici, non si è dimostrata una mossa particolarmente azzeccata per Gabriele M., 41 anni residente a Rebbio. L’uomo, arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Como lo scorso marzo poco prima del lockdown per quattro colpi messi a segno tra Como e Beregazzo con Figliaro, si è visto contestare altre due rapine questa volta messe a segno oltre confine. E anche in questi casi la presenza dell’auto nella zona di confine ha giocato un ruolo per consentire agli investigatori le nuove contestazioni.

Nei giorni scorsi il pubblico ministero Mariano Fadda, titolare dell’indagine sui colpi messi a segno a Como nei mesi di gennaio e febbraio scorsi, si è presentato in carcere, al Bassone, per interrogare M. Presente, oltre all’avvocato difensore, Simone Gatto, anche un ispettore della polizia cantonale svizzera.

L’interrogatorio, infatti, si è svolto in seguito a una rogatoria internazionale presentata dalla Procura di Lugano, secondo cui M. e i suoi complici nei misfatti comaschi sarebbero stati responsabili di due rapine ad altrettanti distributori di benzina ticinesi.

Il primo colpo risale al 24 ottobre scorso quando M. e Suat D., 35 anni, cittadino turco residente in città, vengono immortalati dalle telecamere del distributore di Balerna mentre, di primo mattino, si presentano armati di coltello, minacciano la dipendente e fuggono con un bottino di 2700 franchi (almeno stando alla denuncia).

Il secondo colpo è del 27 febbraio, quando insieme a un terzo complice, il 27enne georgiano con casa a Ponte Chiasso Irakli G., rapinarono un distributore di Pizzamiglio.

Tra questi due colpi, la Dacia presa in prestito all’ignara moglie ha accompagnato il gruppo a Beregazzo con Figliaro il 10 gennaio, con una rapina ai danni del supermercato “Di Più”, e il 6 febbraio al distributore Ip di Lazzago, quando al terzetto si aggiunse (secondo l’accusa) anche Roberto C., 48 anni, ex guardia giurata; in quell’occasione, durante la fuga (sempre a bordo della Dacia) vennero anche sparati dei colpi di pistola. Infine il 14 febbraio, ai danni del Gran Mercato di via D’Annunzio, a Prestino, opera dei tre senza Roberto C. (sempre stando all’accusa). L’ultima rapina, quella costata a tutti l’arresto, fu messa a segno il 6 marzo ai danni della gioielleria di via Adamo Del Pero, quando l’anziano titolare venne minacciato da uno dei malviventi armato di coltello: «Fermo o ti buco la pancia».

Nel corso dell’interrogatorio M. ha confessato anche i colpi messi a segno in Svizzera.

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