Perseguita le donne che conosce. Libertà vigilata e cure psichiche

L’inchiesta Trentenne comasco con problemi mentali finisce sotto accusa. Denunciato da tre donne e dalla madre che dice: adesso ho paura di lui

È una storia emblematica della fatica delle famiglie di far fronte a cari che soffrono di disturbi psichiatrici. Nella quale la sola alternativa è l’intervento della magistratura e della polizia, per evitare che una malattia, diventata un incubo per almeno quattro donne, si trasformi in una tragedia. Nei giorni scorsi i poliziotti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza a carico di un trentenne comasco, residente a Tavernola, per il quale il giudice delle indagini preliminari ha emesso un provvedimento di libertà vigilata con l’obbligo di frequentare il Centro psico sociale di Como e sottoporsi alla cure per far fronte alla malattia.

Lo stalking

Del protagonista di questa storia non faremo il nome, non solo per tutelare la madre (vittima di maltrattamenti e lesioni), ma anche e soprattutto perché parliamo di una persona che ha bisogno di aiuto e il solo aiuto che in questo momento può ottenere lo ha dovuto ordinare un giudice, su richiesta della Procura (il fascicolo è del pubblico ministero Giuseppe Rose).

Già lo scorso anno, in realtà, il trentenne comasco era finito nel libro nero della giustizia dopo che il questore aveva emesso a suo carico un ammonimento scritto per le accuse di stalking rivolte da una donna, in passato amica dell’uomo. Il problema è che quell’amicizia si è trasformata nella convinzione di lui di aver una relazione con la donna, da qui l’inizio di una sequenza impressionante di chiamate e di messaggi, troncati dalla decisione di lei di bloccare ogni utenza dello stalker. Che allora ha iniziato ad appostarsi sotto casa dei genitori della donna o ha tentato di farsi trovare nei luoghi da lei frequentati. O, ancora, ha contattato le amiche di lei per cercare di far arrivare sue ambasciate.

Il fatto è che pure con le due amiche della vittima delle persecuzioni il trentenne ha iniziato ad avere atteggiamenti persecutori, tanto da spingere entrambe a formulare una denuncia che poi ha consentito alla Procura di chiedere e di ottenere la misura di sicurezza.

I maltrattamenti alla madre

Nelle ultime settimane, anche la madre dell’indagato si è fatta avanti per formalizzare denuncia. Ha deciso di farlo dopo la duplice aggressione subita quest’anno: la prima in inverno quando il figlio l’ha afferrata per poi farle picchiare più volte la testa contro un muro (10 giorni di prognosi) quindi più recentemente quando, in preda al delirio, l’ha presa per il collo.

Uno psichiatra ha già visitato il trentenne comasco, stabilendo da un lato la presenza di una malattia psichiatrica importante, ma dall’altro anche certificando la pericolosità sociale. Da qui la decisione di intervenire con un provvedimento da parte della magistratura.

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