Per lavorare con i migranti under 18 non si trova personale e il tema delle strutture resta in sospeso

Troppe difficoltà A vuoto il bando per un piccolo centro di accoglienza in via Cadorna. Intanto riapre via Borgovico

Un primo bando aperto dalla Prefettura per aprire un piccolo centro d’accoglienza per minori in via Cadorna, negli stabili dell’Asst Lariana accanto alla Croce Rossa, non ha avuto buon esito. La concessione dell’immobile, firmata dall’ex azienda ospedaliera ormai a luglio, è stata rinviata a far data da oggi alla luce dello slittamento della consegna. Riuscire a gestire un gruppo di minori senza genitori e senza documenti, pur ridotto ad una quindicina di giovani, non è un compito che tutti sono in grado di svolgere. Difficoltà, imprevisti e burocrazie sono onerosi e i rimborsi garantiti dallo Stato non così generosi. E così pure le autorità governative faticano a trovare realtà affidabili per aprire in via Borgovico un centro per 40 migranti adulti.

L’accordo con la Provincia che ha concesso gli spazi nell’ex caserma dei carabinieri risale ad agosto. La Prefettura ha invitato più soggetti potenzialmente interessati e potenzialmente capaci di svolgere questa attività. Ma non sono molte le mani alzate. La Croce Rossa gestisce già a Lipomo una settantina di migranti, almeno fino all’anno prossimo sono ospiti della sede operativa. Il comitato comasco sta cercando internamente le energie utili a fare un ulteriore sforzo e aprire il centro richiesto dalla Prefettura anche in via Borgovico. Una risposta è attesa a giorni. «Vorremmo poter rispondere con un sì – spiega Gianluca Vicini, uno dei responsabili del comitato – non abbiamo strumenti sicuramente per accogliere minori non accompagnati, ma stiamo cercando operatori per gestire migranti in via Borgovico come da richieste e solleciti della Prefettura».

La speranza della rete di associazioni e parrocchie che lavora per la grave marginalità è poi che l’ex caserma di via Borgovico resti a disposizione direttamente per l’emergenza freddo. Dare riparo ai senzatetto nei mesi più freddi è una attività garantita oltre che dai volontari per esempio da realtà come i Padri Somaschi e la Caritas. Ma anche i Padri Somaschi faticano a trovare personale e risorse per accogliere altri stranieri. Con i minori la questione diventa ancor più delicata. Altri soggetti esperti della tematica non se ne trovano, non nella nostra provincia.

«Le nostre diocesi e le cooperative sociali non trovano personale – spiega Rossano Breda, direttore della Caritas di Como – per lavorare con i migranti e non solo. Per le parrocchie non è semplice a gestire i problemi connessi alla solidarietà perché non ci sono risorse umane. Certo gli stipendi nel settore sono molto bassi. Molte operazioni, ad esempio l’emergenza freddo, stanno in piedi perché si appoggiano a gruppi di volontari».

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