Picchiava e violentava la moglie, marito condannato a 11 anni

La sentenza Il primo episodio di risale addirittura al Natale del 2005 - Erano insieme da 35 anni. Lei aveva anche tentato di scappare di casa

Il primo episodio di violenza risale addirittura alla giornata di Natale del 2005. La vittima, una donna italiana cinquantenne, era stata presa per il collo dal marito (stessa età) che l’aveva sbattuta violentemente contro il muro. La donna non denunciò, forse convinta che quello fosse stato solo un episodio, un corto circuito momentaneo. Ma questa settimana, 20 anni dopo, il Collegio di Como ha dovuto comunque trattare anche quell’episodio per arrivare ad una condanna del marito a 11 anni di carcere, accusato di maltrattamenti in famiglia – quello di quel Natale non fu l’unico episodio – ma anche di violenza sessuale. Una sentenza pesante, che prevede anche un risarcimento provvisionale da 50 mila euro (in vista di una futura definizione in sede civile).

A leggere la condanna è stato il presidente del Collegio, Carlo Cecchetti, dopo che anche il pubblico ministero Giuseppe Rose aveva chiesto la condanna al termine della propria requisitoria. La ex moglie è stata assistita in aula dall’avvocato Arianna Cesana.

Marito e moglie si conoscevano da 35 anni, unendo il tempo del fidanzamento a quello del matrimonio, eppure – come detto – i sintomi di quello che sarebbe poi successo c’erano già stati in quel Natale di venti anni fa. «Ero soggiogata», aveva poi raccontato la vittima in aula, spiegando ai giudici il perché di quella denuncia mancata per lungo tempo, fino a quando – anche aiutata dai parenti – era arrivata ad organizzare una vera e propria fuga di casa, con anche il biglietto del treno pronto per scappare. Non ce n’era stato bisogno, perché la denuncia che era stata fatta portò – in tempi molto rapidi – all’esecuzione di una misura cautelare a carico del marito che venne eseguita nel luglio di un anno fa. Ma il piano per fuggire era stato comunque preparato e avviato, con la donna che era proprio scappata, rifugiandosi prima tra i cespugli e poi in auto sui sedili posteriori, accovacciata per non farsi trovare dal coniuge che la cercava.

Le accuse portate in aula dalla procura prospettavano come detto maltrattamenti in famiglia dal 2005 fino al luglio del 2024, ovvero fino alla decisione di fare denuncia e scappare di casa. Secondo il racconto della donna, il marito – oltre a maltrattarla – le impediva di vedere amiche e vicine di casa, la obbligava a vestirsi e a tenere i capelli in un certo modo, la obbligava a consumare stupefacenti e a rimanere ferma e sorridente nel corso di partite ai giochi on line perché «portava fortuna», ma pare che fosse anche arrivato a proporle il suicidio di coppia. In questo quadro dell’orrore, non erano mancati gli abusi sessuali, i rapporti non consenzienti a cui a cui era costretta.

In aula, prima di arrivare alla sentenza, sono sfilati molti testimoni compreso i parenti che avevano aiutato la moglie ed organizzare la fuga da quella casa che non era più, da tempo, nido d’amore.

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