Premio a medici infermieri di confine. Sindacati divisi: «Così ci sono privilegi»

Sanità e stipendi Cgil e Cisl critici verso il bonus per trattenere i sanitari. La Uil d’accordo. Mandressi: «No ai prelievi forzosi ai danni dei frontalieri». Contessa: «Troppe differenze»

Premio in busta paga a 9.500 medici e infermieri che lavorano sul confine: i sindacati avanzano delle perplessità. Secondo Cisl e Cgil il rischio è fare differenze e creare pendolarismi interni alla Lombardia, per la Uil invece è giusto trattenere professionisti che altrimenti emigrano in Svizzera. La bozza della legge finanziaria prevede un’indennità per i sanitari di Como, Varese e Sondrio, un incentivo da definire compreso tra 400 e 700 euro al mese. Saranno i vecchi frontalieri a finanziare questo bonus, attraverso una trattenuta in busta paga tra il 3% e il 6%.

Differenze in Lombardia

L’assessore regionale agli Enti locali Massimo Sertori da queste colonne ha difeso questa novità utile a salvare il sistema sanitario. Il politico leghista si è detto pronto a discutere con i sindacati.

«Siamo pronti a sederci al tavolo con l’assessore – dice Marco Contessa, responsabile nazionale per la Cisl dei frontalieri – per costruire una misura che aiuti il nostro sistema sanitario. Il metodo però non ci piace perché è già stato deciso un prelievo forzoso sugli stipendi di una parte dei frontalieri. Quel che ci preoccupa sono le differenze che verranno a crearsi. Potrebbe nascere un frontalierato interno alla Lombardia. Per 400 euro di bonus gli infermieri in forze a Lecco e a Monza, da ospedali sempre in sofferenza, potrebbero spostarsi in massa a Como e a Varese. Inoltre alcuni vecchi frontalieri potrebbero dover contribuire al 3%, mentre altri per esempio nelle zone interessate del Piemonte potrebbero versare il 6%. Inoltre i contratti nazionali così verranno disattesi: medici e infermieri sono dipendenti pubblici». Secondo la Cisl comunque difficilmente un bonus da 400 euro può colmare la differenza di salario con la Svizzera, dove la paga è il triplo. Meglio pensare ad agevolazioni nei territori di confine per aiutare i sanitari con affitti, trasporti, mutui.

Ma Sertori ha fatto un passo in più. Dal 2024 grazie ai nuovi accordi sui frontalieri sarà possibile riconoscere in maniera progressiva incentivi anche ad altre categorie professionali. «Quali professionisti? - domanda Contessa – se ci focalizziamo su un tipo di lavoro serve una priorità, una graduatoria. È un’operazione complicata».

No a trattenute forzose

Più dura la Cgil: «Quanto dichiarato da Sertori rafforza la nostra contrarietà – dice Matteo Mandressi per il coordinamento frontalieri della Cgil – le trattenute forzose ai frontalieri non si possono fare. La carenza dei sanitari è un problema vero e non va affrontato così, dopo anni di tagli e privatizzazioni. Questo premio di confine è un pasticcio. Crea competizioni tra i lavoratori, differenze salariali tra vicine province e disattende i contratti». Diversa la posizione della Uil del Lario. «Sono dieci anni che chiediamo un incentivo di confine – dice il segretario Funzione Massimo Coppia – i dettagli sono ancora tutti da discutere, l’articolo è ancora al vaglio del Parlamento. Certo noi vorremmo il bonus anche per i sanitari di Lecco e una pax tax per tutti i lavoratori nelle fasce di confine. Per trattenere qui la forza lavoro, senza fare differenze».

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