Presi con armi e giubbotti antiproiettile. Il sospetto: proteggevano un boss mafioso

L’inchiesta I tre turchi fermati due settimane fa in città legati a un ricercato internazionale. Già incarcerato a Rimini lo scorso anno, fu liberato. Gli arrestati lo scortavano in Svizzera

Scortavano un boss mafioso verso la Svizzera, i tre turchi arrestati due settimane fa a Como dagli agenti delle volanti della polizia. È più di un sospetto quello sul quale sta lavorando la direzione distrettuale antimafia, a cui la Procura lariana ha inviato il fascicolo sul terzetto che, a bordo Honda Cr-V con targa svizzera, percorreva viale Innocenzo con pistole con il colpo in canna, munizioni e giubbotti antiproiettile.

Da quanto siamo riusciti a ricostruire, almeno uno degli arrestati, Gultepa Tolga, 30 anni, viene accomunato dalla stampa internazionale al presunto boss della mafia turca Baris Boyoun. Anzi, Tolga viene considerato come uno dei suoi uomini più fidati.

Chi è il presunto boss

Ma chi è Baris Boyoun? Le ultime notizie di stampa su di lui risalgono allo scorso settembre, e provengono dalla Grecia. Per la precisione da Artemide, una cittadina a 35 chilometri da Atene, nella zona dell’aeroporto della capitale greca, dove sei persone, tutte di nazionalità turca, sono state uccise in un agguato terminato con un brutale conflitto a fuoco. Le sei vittime sarebbero tutte quante legate alla cosiddetta gang dei Daltons, il cui boss sarebbe proprio Baris Boyoun. Se così fosse, non stupirebbe affatto che il boss viaggiasse accompagnato da una scorta armata che, alla vista della polizia, si è fermata senza opporre alcun tipo di resistenza forse proprio per consentire al capo di dileguarsi.

Omicidi e sospetti

Lo stesso Boyoun, peraltro, lo scorso anno fu arrestato a Rimini dalla polizia su mandato di cattura internazionale. Le autorità turche lo accusano di essere l’autore e il mandate di una lung serie di omicidi. E infatti le accuse per le quali le autorità italiane lo avevano arrestato andavano dall’omicidio alle lesioni, dalle minacce all’associazione a delinquere, fino violazione della legge sulle armi.

Lo scorso mese di marzo la corte d’Appello di Bologna ha però respinto la richiesta di estradizione a carico di Boyoun e lo aveva rimesso in libertà. Lo stesso presunto boss mafioso, 38 anni, aveva sostenuto di essere in realtà un perseguitato politico curdo, che aveva già chiesto protezione internazionale all’Italia. La difesa aveva depositato documentazione di Amnesty International e Human Right Watch sul trattamento riservato in Turchia ai detenuti politici e dettagli sulle aggressioni subite dal suo assistito e dalla sua famiglia.Secondo i giudici bolognesi non ci sussistevano gli estremi per concedere l’estradizione: le rassicurazioni fornite dall’Autorità giudiziaria turca sulle condizioni detentive cui sarebbe sottoposto Boyun non sono state ritenute valide a superare i seri rilievi formulati dalle organizzazioni umanitarie.

Con ogni probabilità, dunque, il presunto boss mafioso nella notte tra il 5 e il 6 ottobre scorso percorreva, scortato, le strade di Como diretto verso la Svizzera, dove ha trovato rifugio. Secondo i media internazionali, Boyoun è diventato capo dell’organizzazione criminale dei Daltons nel 2017, dopo l’omicidio del suo presunto complice. Nel settembre dello scorso anno il suo nome è stato accostato, sempre da organi di stampa internazionali, all’omicidio di uno dei capi della mafia serba, Jovan Vukotic, freddato a colpi d’arma da fuoco a Istanbul. In carcere a Como, oltre a Gultepe Tolga, ci sono pure Cancin Fikri, 41 anni, e Akarsu Kerem, 23 anni. Tutti quanti hanno presentato richiesta di asilo, in quanto cittadini curdi, a Crotone. Stessa identica richiesta fatta dal presunto boss che, guarda caso, a Crotone è stato a lungo ospite di un amico.

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