Problemi al Ciceri, le aule non bastano, così gli studenti finiscono nella stanza delle fotocopie

Scuola Dopo i reclami di alcuni genitori il preside incontra l’amministrazione provinciale. Ma il problema rimane: spazi ridotti e non idonei. L’anno prossimo ci sarà una classe in meno

Ricordate la foto degli studenti del corso musicale infagottati nei loro cappotti e costretti a seguire la lezione in aula magna? Ecco, dopo l’aula gigante al liceo Ciceri - alle prese con un serissimo problema di spazi - si aggiunge ora l’aula corridoio, per non dire sgabuzzino, vale a dire una classe ricavata in uno spazio particolarmente angusto che, a quanto pare, fino a pochi mesi or sono era adibito a spazio fotocopie.

Le esclusioni

L’immagine, pubblicata qui accanto, gira da qualche giorno sulle chat dei genitori e dice molto di una situazione che anche quest’anno sarà stata risolta con la classica pezza, ché di soluzioni definitive e, soprattutto, davvero risolutive, non ce ne sono: «Il prossimo anno avremo una classe in meno», conferma il preside Vincenzo Iaia, reduce da una robusta scrematura di iscritti consistita nell’esclusione di una cinquantina di matricole che avrebbero voluto accedere alla scuola per il prossimo anno scolastico: «Alternative - dice il preside - non ne avevamo. Abbiamo deciso di lasciare fuori quegli studenti provvisti di un consiglio orientativo (il ”parere” fornito dagli insegnanti di scuola media, ndr) non coerente». Nei giorni scorsi lo stesso dirigente ha preso parte a un incontro in amministrazione provinciale, l’ente che - come noto - risulta proprietario degli stabili delle scuole medie superiori. C’era naturalmente anche il presidente Fiorenzo Bongiasca. L’incontro è servito più che altro a fare il punto della situazione, ma di soluzioni alternative all’esclusione di quelle cinquanta matricole non se ne sono trovate.

«Per il momento la situazione resta così com’è - conferma proprio Bongiasca -. Non è che gli stabili siano “gonfiabili”. Gli spazi questi sono e con questi occorre fare i conti. Certo, è paradossale vedere come alcune scuole si stiano svuotando al punto da essere a rischio non dico di chiusura ma quasi, mentre altre esplodono in virtù di un numero sempre crescente di iscrizioni. Noi come provincia non possiamo farci nulla, ovviamente. Gli edifici sono nostri, è vero, ma l’organizzazione non dipende da noi».

Il precedente

A scuola, in ogni caso, tra mamme e papà c’è un discreto malcontento.

Il tema delle aule tiene banco, e non solo nelle chat di classe, con qualche genitore che comincia anche ad avanzare dei dubbi in materia di gestione della sicurezza. Si vedrà. A gennaio si erano già registrate diverse proteste anche per la situazione climatica negli ambienti dell’istituto, visto che in molti casi - e in conseguenza della vetustà degli impianti di riscaldamento - la colonnina di mercurio non raggiungeva i canonici 19 gradi cui si fissa la temperatura minima accettabile per poter svolgere le lezioni in condizioni climatiche accettabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA