Provocazione choc sull’asilo Sant’Elia: «Vogliono demolirlo»

Il caso Lo storico dell’architettura Antonino Saggio solleva il tema con un articolo sulla rivista AntiTHesi. Il sindaco: «Accusa assurda, a marzo vertice decisivo»

Arriva da Roma la strigliata all’amministrazione comunale sulla situazione in cui versa l’asilo Sant’Elia dell’architetto Giuseppe Terragni. A innescare il rimbrotto con una provocazione ruvida, «il Comune di Como intende demolirlo», è lo storico dell’architettura italiana Antonino Saggio, professore ordinario alla Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza di Roma, esperto di Razionalismo e grande amico di Como, città con cui ha legami molto stretti.

«L’ho saputo da fonti attendibili. Il Comune di Como sta lasciando deperire un edificio tra i più poetici e lindi di tutta l’architettura italiana – scrive il professore sul Giornale di Critica dell’Architettura AntiTHesi in un articolo dal titolo “A Como dei piccoli cittadini non interessa un bel nulla” - la ragione è semplicissima. Intende demolirlo per far posto a un edificio a più alta densità. Infatti i vincoli apposti all’Asilo Sant Elia il 12/12/1991 con la famosa legge 1089 del 1939 non valgono più se si trasforma in un cumulo di calce».

Il motivo di questo lungo articolo-denuncia, che descrive nei dettagli il valore di una delle opere più belle del Razionalismo, è la situazione di degrado in cui versa l’edificio comasco. La denuncia che arriva dalla capitale è stata però subito respinta al mittente dal sindaco Alessandro Rapinese: «Evidentemente Antonino Saggio, che non conosco, voleva far parlare di sé. La situazione dell’asilo Sant’Elia l’abbiamo già descritta dopo l’ultimo incontro con la Soprintendenza – ha detto il sindaco - Abbiamo tutto l’interesse a recuperare la magnificenza dell’edificio che non può assolutamente essere demolito. Il prossimo marzo vedremo il da farsi, ma mi piacerebbe sapere quali sono le fonti di Antonino Saggio. Ogni giorno sull’asilo Sant’Elia sento cose diverse. C’è chi denuncia anche infiltrazioni in essere che non ci sono. Il prossimo step sarà quello di marzo, ma già il primo incontro è stato proficuo e lo sarà anche quello che verrà. Detto ciò, spero che nessuno dica che a marzo riapriremo l’asilo, perché non sarà così».

Cambio di destinazione

Da più parti, da tempo si sollecita anche il cambio dell’uso dell’edificio destinandolo ad altro e non più all’asilo: «La destinazione è uno dei temi in discussione con la Soprintendenza e aspetto marzo con fiducia. Certo è che, entrare in quell’opera d’arte – ha concluso Rapinese - ci fa sicuramente capire di che cosa stiamo parlando e di quanto fosse avanti l’architetto Terragni, di quanto quell’edificio sia una meraviglia che va sicuramente valorizzata. Tuttavia, in questo momento, la città ha un arretrato tale per cui mi accontenterei di sistemare scuole e appartamenti che mi hanno lasciato in condizioni disastrose».

Il chiarimento

Dal canto suo il professor Saggio spiega: «Il mio aver scritto che il Comune vuole demolire l’asilo è evidentemente una boutade e si capisce, ma l’ho fatta per cercare di far reagire il Comune, cosa che nel mio articolo si evince bene. Sto tornando a Roma da Como dove ho visitato la mostra su Terragni e Sartoris e lì ho parlato anche con l’assessore alla Cultura al quale ho dato la mia disponibilità per un aiuto, ce ne fosse bisogno. Io sono a Roma, ma mi faccio ambasciatore della difesa di un bene inestimabile. Ho visto delle foto che attestano il degrado dell’edificio che ho visitato quando era ancora aperto. Mi sconcerta sapere che non viene nemmeno acceso ogni tanto il riscaldamento in inverno, questo è deleterio perché l’umidità degrada tutto. Ormai l’abbandono è di tanti anni, ma la cosa che io ho pensato e ho voluto dire con il mio articolo è che l’asilo Sant’Elia non è un gioiello di Como, ma di tutta l’architettura italiana».

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