Radiologo arrestato per violenza sessuale: a casa sua trovati un fucile e un revolver

L’inchiesta Nuove accuse per il medico che si sarebbe finto ginecologo per filmare le visite. Attesa per l’interrogatorio da parte del giudice. Nei guai anche un imprenditore cinematografico

Como

Non solo pesanti accuse di violenza sessuale per di più con l’inganno, ovvero dopo aver attirato delle giovani candidate – che avevano solo risposto ad annunci per video promozionali di una clinica – sostituendo riprese e spot con vere proprie visite ginecologiche non richieste e registrate da utilizzare poi in firmati hard. Ma nelle indagini sul medico comasco arrestato questa settimana dagli uomini del Nucleo Investigativo di Milano, Antonio Cirla, di 71 anni (residente in città e ora ai domiciliari), è finito anche il sequestro di almeno due armi (un revolver e un fucile) che gli inquirenti avevano trovato nell’abitazione del dottore mentre veniva perquisita.

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Armi «detenute illegalmente», per i carabinieri, e che hanno portato all’apertura di un’ulteriore inchiesta con diverse ipotesi di reato, relative alla legge sulle armi che disciplina le norme per la detenzione delle stesse, ed anche quella che riguarda il rilascio per le licenze e il porto d’arma.

La casa di Como del medico non è stata l’unica perquisita, perché i militari dell’Investigativo hanno al setaccio anche una abitazione della Valle d’Intelvi acquisendo un telefono cellulare il cui contenuto è stato acquisito, oltre a materiale medico e altri oggetti che erano stati ritenuti utili alle indagini.

L’interrogatorio

C’è attesa intanto per l’interrogatorio del medico davanti al giudice delle indagini preliminari. Non è stato nel frattempo possibile contattare l’avvocato della difesa per una eventuale replica alle accuse formulate che, come detto, sono pesantissime e in concorso con un altro uomo - Marco Possati, nato negli Stati Uniti ma residente a Venezia, 42 anni, imprenditore nel settore delle riprese cinematografiche – che secondo quella che è l’ipotesi dell’accusa si occupava principalmente delle riprese video, salvo in alcuni casi travestirsi anche da medico.

La procura di Milano ha aperto il fascicolo per violenza sessuale di gruppo ai danni di due ragazze, una di Bergamo e una di Torino (24 e 25 anni) anche se almeno altri quattro episodi sono in fase di approfondimento, nell’ambito di una attività di adescamento iniziata - accusano gli inquirenti - addirittura nel 2016. Le prime due giovani che hanno fatto denuncia, hanno raccontato di non aver notato nulla di anomalo prima di trovarsi al cospetto dei due finti medici ginecologi (il comasco è in realtà un radiologo) avendo solo risposto ad un annuncio per uno spot pubblicitario sulla clinica in questione, e a un altro per una rilevazione di «dati statistici».

La violenza

Fuori dalla finta clinica di via Sforza a Milano era stato apposto anche un cartello e, all’interno, tutto era arredato come uno studio medico e c’era una sala d’attesa con altre cinque o sei porte. Non c’erano tuttavia le due dottoresse con cui le vittime credevano di aver parlato via mail, sostituite dai due uomini, uno accanto alla telecamera e l’altro con il camice seduto al cavolo vicino al lettino. «Non vidi nulla di anomalo», racconta una ragazza, che però notò come sulla targhetta dei camici «mancasse il nome del medico». Poi iniziarono gli abusi, protratti per due ore, videoripresi e mascherati con una visita ginecologica non richiesta.

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