Rapinese ospite a Rsi: «Non è mai successo che in un capoluogo arrivi uno e dica “adesso comando io”»

L’intervista Rapinese ha parlato della sua esperienza da sindaco, ma anche dei cambiamenti che Como sta affrontando da un decennio a questa parte: «È nata come città industriale, ora è una città turistica»

«Viviamo a pochi chilometri di distanza e ho sempre visto l’Rsi: essere ospite oggi per me è come vestire la maglia giallo-oro al Maracanà» si presenta così il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, alla trasmissione di Rsi (la radio televisione svizzera) intitolata “Lo Specchio”.

Durante l’intervista, che dura una trentina di minuti, il conduttore, Damiano Realini fa riferimento alle diverse occasioni che hanno portato il sindaco sulle televisioni italiane come ospite: inviti che, secondo Realini, potrebbero far pensare a un interesse di Rapinese per la politica nazionale. «No, non è così - risponde il sindaco di Como - e devo dire che ho fatto politica perché sento l’esigenza di partecipare alla mia comunità, come quando a scuola ero rappresentante d’istituto. Non sento l’esigenza di andare a Roma, sono innamorato della mia città».

A proposito della sua esperienza da sindaco si torna indietro alla vittoria del 2022, con una serie di considerazioni espresse da Rapinese a proposito del suo percorso: «Io sono riuscito a battere il centro destra nell’anno in cui ha fatto risultati storici, perché avevo il desiderio fortissimo di liberare la politica dai partiti. Non è mai successo che in un capoluogo arrivi uno e dica “adesso comando io”».

Ma nel corso della trasmissione non si parla solo di Como e di politica: c’è spazio anche per le vicende personali di Rapinese e il dolore legato ai lutti famigliari. «Ce l’ho fatta da solo - afferma - ma non è un vanto, è stata una conseguenza».

Realini dedica poi un momento dell’intervista per parlare dei «toni duri» del sindaco di Como, così come della sua reazione alle critiche che arrivano tanto da altre aree d’Italia quanto da oltre confine: «Sono sempre stato un soggetto pubblico: a 18 anni e 20 giorni sono stato eletto in un’assemblea democratica e da quel momento so di essere esposto alla critica pubblica. Non penso di essere infallibile, so già di essere umano e di poter sbagliare, ma se capisco che la critica è strumentale e connessa alla demolizione di un soggetto...» la risposta di Rapinese.

E infine qualche considerazione sulla sua città e su quello che le sta accadendo, soprattutto in termini vivacità, a volte un po’ deludente, della vita cittadina: «La verità è che Como sta cambiando repentinamente: abbiamo avuto questo incremento esponenziale nell’ultimo decennio, sta cambiando anche grazie alle opere pubbliche che stiamo mettendo in cantiere. Prima era una città industriale, oggi siamo una città turistica: in questo decennio a Como è più facile sentir parlare francese, tedesco e inglese. Sta cambiando la propensione del comasco, che ha un carattere chiuso. Siamo una città italiana, ma a ridosso delle Alpi: io voglio una città ospitale, ma con regole».

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