Rapinese commenta i morti nel lago: «Se non sanno nuotare la responsabilità è loro, i comaschi invece conoscono i rischi»

Como Il sindaco commenta così i recenti tragici casi di chi è annegato nelle acque del Lario: «Il problema è che i bagnanti arrivano tutti da fuori. Non capisco come un adulto possa correre simili rischi»

«Ho chiesto alla polizia locale di tracciare il profilo delle vittime degli ultimi anni, chi sono, da dove venivano, se sapevano nuotare. Vediamo se è possibile fare una campagna più mirata, ma temo che il problema sia proprio il fatto che i comaschi siano già ben consci dei rischi e temo che dovremmo invece fare campagne di informazione mirate in tutto il resto del mondo»

Per il sindaco Alessandro Rapinese l’identikit delle vittime del lago - ma in generale di chi fa il bagno nonostante i divieti - complica qualunque discorso di prevenzione. Discorso che comunque non può prescindere dalla responsabilità individuale.

«I dati che stiamo analizzando - spiega Rapinese - ci dicono che in molti casi gli annegamenti hanno quali vittime persone che si sono immerse pur non sapendo nuotare. In questi casi la responsabilità del Comune è nulla e francamente non riesco nemmeno a comprendere come persone adulte possano mettersi in tali condizioni di rischio. Se poi il decesso avviene in zone dove è ben indicato, per il tramite di cartelli scritti in più lingue, il divieto di balneazione, anche qui, la responsabilità dell’individuo non può ricadere sull’amministrazione».

La responsabilità

Rapinese non sa più come ripeterlo: le regole ci sono, basta rispettarle per evitare rischi. «Se la responsabilità di chi viola i divieti dovesse essere sempre imputata all’amministrazione - dice - ciò significherebbe che dovremmo lasciare una pattuglia fissa in prossimità di ogni semaforo e di ogni Stop della città. Ma sappiamo bene che non è possibile e sappiamo bene anche che chi decide di passare con il rosso, oltre ad essere sanzionabile, è anche l’unico e vero responsabile del rischio che, senza un perché, ha deciso di correre e di far correre a chi invece fosse correttamente passato con il verde. Forse è il momento di rendersi conto del fatto che oltre un certo limite il Comune non ha più alcun margine d’intervento e alcuna responsabilità. Il tema è il rispetto delle regole».

A ogni tragedia si invocano provvedimenti: «Sono aperto a qualunque proposta, a qualunque strategia, ma la polizia locale e la Protezione civile ed i soggetti da essi diretti per garantire la sicurezza a lago stanno già spendendo enormi energie. Le multe? Le diamo, credo almeno un sessantina quest’estate: ma sembrano non servire a nulla. In altri contesti, per esempio i tavolini, il meccanismo sanzionatorio lo abbiamo utilizzato e funziona. Ma i bagnanti sono tutti non comaschi, vengono un giorno e il giorno dopo sono diversi. Nessun passaparola, nessun effetto deterrente».

I controlli? «Ci sono - ribadisce Rapinese - l’altro giorno, quando abbiamo avuto l’ultima vittima, in quel momento erano presenti gli agenti della polizia locale e la protezione civile, il che ha permesso un intervento rapidissimo anche se, purtroppo, non è comunque bastato a salvare la vita del ragazzo. E mentre i vigili multavano e il mezzo di soccorso era ancora sul posto, la gente, incredibilmente, continuava a entrare in acqua».

Le barriere

Barriere fisiche? È stato detto anche questo... «Oltre che essere impossibile murare tutto il lungolago (e fino a che altezza?) non serve a nulla perché la gente ci ha dimostrato che si tuffa dappertutto, dai muretti come dai battelli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA