
Cronaca / Como città
Mercoledì 16 Luglio 2025
Rebbio, il teatro resta chiuso. Il Tar ferma il ricorso
La vicenda La decisione dei giudici legata a una questione formale
Como
Per i giudici del Tar il ricorso con cui la parrocchia di Rebbio ha provato a contrastare la chiusura imposta dal Comune al Teatro Nuovo deve essere respinto. Una decisione che, però, è legata a un formalismo di natura giuridica.
Un anno fa un esposto anonimo notificato alla parrocchia San Martino, guidata da don Giusto Della Valle, proprietaria del teatro, segnalava che la struttura non era a norma.Era quindi seguito un sopralluogo dei vigili del fuoco che avevano accertato che, per essere in linea con la normativa anti incendio, serviva fare dei lavori. Tra interventi e controlli tecnici, nell’arco di sei mesi la parrocchia spende 22mila euro. Ma il 22 novembre, quando la Commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli si era riunita, aveva espresso nuovamente parere negativo: la normativa cui occorreva adeguarsi era diversa da quella indicata in precedenza. Di conseguenza, Palazzo Cernezzi dal 26 novembre scorso ha vietato la prosecuzione delle attività (tutte a scopo benefico) all’interno del teatro.
Sono tappe richiamate una per una nella sentenza del Tar, sollecitata dal Consiglio di Stato che aveva accolto il ricorso della parrocchia sulle misure cautelari esortando i giudici a decidere in fretta, in nome dell’interesse benefico delle attività svolte nella struttura. Ma quanto fatto finora dalla parrocchia - tra cui una raccolta di 150mila euro grazie al sostegno di tanti comaschi - non basta. E infatti, anche se ora il Teatro è sistemato e una nuova richiesta di verifica è stata avanzata al comando dei vigili del fuoco, la sentenza del Tar tronca le ali ai tanti volontari che si occupano del Teatro Nuovo.
Come spiega il legale che ha assistito la parrocchia, insieme alla collega Michela Luraghi, Vincenzo Latorraca, il ragionamento alla base della sentenza è che il ricorso fa riferimento al divieto di prosecuzione dell’attività del Teatro e non il divieto - mai formalizzato, ma implicito - da parte dell’amministrazione di svolgimento dell’attività stessa. Ora la parrocchia valuterà se impugnare la decisione del Tar o limitarsi ad attendere il nuovo parere della Commissione.
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