Ressa al confine per il sushi
La Dogana: «Vietato, ora basta»

Per fronteggiare la scomparsa della clientela svizzera dai locali cittadini, un ristorante specializzato in menù japan ha ideato una campagna pubblicitaria social che ha riscosso successo.

Le nuove frontiere del marketing ai tempi della pandemia mandano in crisi le frontiere, quelle fisiche, tra Stati. Costringendo un ente pubblico, quale la Dogana, a intervenire formalmente.

La storia ha quasi dell’incredibile, non fosse che l’esigenza di garantire il rispetto delle norme anti Covid la trasformino in una vicenda più seria di quello che farebbe pensare l’oggetto della contestazione: il sushi.

L’assembramento

Succede che, per fronteggiare la scomparsa della clientela svizzera dai locali cittadini, un ristorante specializzato in menù japan ha ideato una campagna pubblicitaria social che ha riscosso successo. Il locale in questione è lo Shabu di via Morazzone che ha pubblicato un post espressamente dedicato alla clientela svizzera.

In sostanza la proposta recitava così: «Abiti nella zona di Chiasso, Balerna, Mendrisio, Lugano? Se non puoi venire da noi, noi veniamo da te in dogana». Di fatto i cliente elvetici avevano la possibilità di inoltrare un ordine di cibo al ristorante giapponese e presentarsi al valico di Ponte Chiasso a ritiralo. Doppio appuntamento a orario fisso: a pranzo, alle 13.15, e a cena, alle 20.15.

Il fatto è che la promozione ha riscosso così tanto successo che lo scorso fine settimana, all’appuntamento sera, alla dogana di Ponte Chiasso si sono presentate decine di persone. La Dogana di Como parla di «ingiustificati assembramenti di cittadini provenienti dalla Svizzera» che si verificati al momento della consegna del cibo da asporto.

Una situazione che ha colto alla sprovvista il personale presente al valico sabato della scorsa settimana. Ma la segnalazione è giunta subito ai vertici sia dell’Agenzia delle Dogane che della Guardia di finanza.

E così, per questo weekend, sono partite le contromosse. In sintesi, prima di approfondire i motivi del divieto, il passaggio di consegna del cibo d’asporto è stato formalmente vietato. Quindi non sarà più possibile la consegna transfrontaliera di sushi, d’ora in avanti.

A spiegare i motivi è il direttore delle Dogane di Como, Luca Pignanelli. «Gli spazi doganali - spiega - sono asserviti esclusivamente al servizio di dogana per il transito dei flussi turistici o dei lavoratori frontalieri e per consentire, quando è richiesta l’erogazione di servizi, la sosta temporanea dei veicoli di viaggiatori che transitano con merci trasportate nei propri bagagli da sdoganare». E qui sta l’inghippo: perché «in nessun caso» gli spazi doganali «possono essere considerati un punto di ritrovo o di consegna di merce». E addirittura l’operazione di sdoganamento, in questo caso, «va negata per l’insussistenza di uno dei presupposti richiesti dalla norma» e cioè che la merce deve viaggiare nei bagagli del viaggiatore.

Dura lex sed lex

«Pur comprendendo le difficoltà contingenti per molti operatori economici del territorio, legate alla pandemia e ai divieti di spostamento - conclude il direttore delle Dogane di Como - non può tuttavia passare il messaggio che soluzioni alternative border line consentano di aggirare i divieti posti soprattutto a tutela della salute pubblica».

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