Sanità e non solo, Como terra “di conquista”: comandano i manager di Lecco e Varese

Il caso Asst, ex Asl e ospedali: comaschi quasi assenti. Ma anche trasporti, istruzione e persino la sicurezza sono in mano a dirigenti che arrivano da altri territori

Nella mappa del potere Como non c’è. O meglio, c’è come terreno di conquista. La sanità rappresenta sicuramente il caso più eclatante, ma non l’unico.

Difficile definirla una novità, la questione si ripresenta ciclicamente, ma le dimensioni del “non potere” comasco aumentano invece di ridursi. I manager made in Como alla guida di importanti realtà del territorio si contano sulle dita di una mano e, se è vero che “nemo propheta in patria”, un simile scenario non può che portare qualche ripercussione negativa per il territorio stesso.

Tutti i nomi

Il caso più clamoroso riguarda, come dicevamo, la sanità. Dopo gli anni dei direttori targati Lega e Varese (Andrea Mentasti e Marco Onofri), seguiti dal forzista milanese Fabio Banfi (in quota Alessandro Fermi), ora l’ex azienda ospedaliera Sant’Anna è in mano a una pattuglia di esponenti ciellini arrivati da Lecco. Pattuglia capitanata dal super formigoniano Luca Stucchi e dal nipote dell’ex presidente della Regione Giacomo Boscagli. Anche quest’ultimo è di Lecco, al pari del direttore sociosanitario Maurizio Morlotti, mentre è milanese (di Abbiategrasso) Brunella Mazzei. All’Ats Insubria, che si occupa dei territori di Varese e Como, le redini sono in mano ai varesini Salvatore Gioia (ha preso il posto di Lucas Maria Gutierrez, tanto per cambiare di Varese), con Massimiliano Tonolini, e al varesino d’adozione Giuseppe Catanoso, mentre possiamo sforzarci di considerare comasco acquisito (è stato vent’anni al Sant’Anna, dopo i dieci a Lecco) il direttore sociosanitario Enrico Tallarita, almeno per piantare una banderina.

Proseguiamo evidenziando che l’ospedale cittadino è guidato dalla super manager novarese Mariella Enoc e dal direttore sanitario valtellinese Riccardo Bertoletti. Quanto agli ospedali privati, sono tutti in mano a colossi di altre province (Villa Aprica è del gruppo milanese San Donato, l’ospedale di Erba è appena passato a Lifenet) o fuori regione (l’ospedale di Gravedona è proprietà del gruppo romano Italcliniche, il Cof di Lanzo Intelvi è in mano al Policlinico Triestino). Persino la nostra Croce Rossa, per le ormai note e dolorose vicende, è passata nelle mani di un commissario mandato da un altro territorio.

L’ultimo comasco con un ruolo di vertice nella sanità locale, insomma, è stato il compianto Roberto Antinozzi.

Poche eccezioni

Non che in altri campi vada meglio. L’Università dell’Insubria vede Como nel ruolo di socio debole, con annesse polemiche, il provveditorato agli studi è stato retto negli ultimi anni dal varesino Claudio Merletti, dall’ex ministro Marco Bussetti (ancora un varesino) e da poco è passato al milanese Giuseppe Bonelli.

Il capitolo trasporti? L’azienda che gestisce gli autobus a Como vede al vertice un amministratore delegato milanese, ex Atm (Massimo Bertazzoli), mentre quella che fa funzionare i battelli è guidata dal siciliano trapiantato a Milano Nicola Oteri.

Prefettura e Questura sono in mano rispettivamente al varesino d’adozione Andrea Polichetti e al romano Leonardo Biagioli (a breve arriverà da Milano Marco Calì), tra i comandanti delle varie forze dell’ordine non ci sono comaschi. Unica consolazione è il comaschissimo procuratore della Repubblica Massimo Astori (dopo gli anni di Nicola Piacente, barese arrivato da Genova). Guardando ad altri campi possiamo segnalare la proprietà canturina della Pallacanestro Cantù e... il vescovo Oscar Cantoni, lariano doc.

Le ragioni di questa penuria di manager nei posti che contano? O non abbiamo persone qualificate (difficile crederlo) o si tengono, per scelta, ben lontane da Como. O forse non sanno promuoversi al meglio e chi alla fine decide non bussa alle loro porte.

E pensare che i politici comaschi in posizioni di rilievo non mancano, in questo periodo. Dopo anni di nulla, abbiamo un ministro (Alessandra Locatelli), due sottosegretari (Nicola Molteni e Alessio Butti, quest’ultimo molto vicino alla premier Giorgia Meloni), la capogruppo alla Camera del principale partito di opposizione (Chiara Braga). Senza dimenticare Alessandro Fermi, assessore in Regione.

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