Sanità in affanno
Per visite ed esami
due mesi d’attesa

Effetto Covid : agende chiuse per colonscopia ed ecodoppler che già a novembre avevano 125 e 50 giorni d’attesa. I medici: «Le liste aprono pochi minuti e subito sono sature»

Non solo i pazienti, ma anche i medici faticano a prenotare visite ed esami.

È noto come per colpa della pandemia gli ospedali abbiano ridotto le prestazioni che riuscivano ad erogare fino ad un anno fa. Nei mesi di picco molti reparti si sono svuotati, i pazienti per timore del contagio non si sono avvicinati.

Ancora adesso le misure di distanziamento e la lotta al Covid con i tanti malati positivi non permettono di garantire i volumi precedenti. E anche prenotare una prestazione oggi non è affatto semplice.

Mail per le urgenze

Salvo le urgenze garantite, per le quali l’Asst Lariana invita a mandare una mail, le altre priorità faticano a trovare spazio. Intanto per evitare di affollare i centri di prenotazione bisogna fare riferimento al call center della Regione Lombardia, che però da due giorni non funziona.

Dopo lunghe attese e tasti da selezionare la chiamata cade. Una volta dopo l’altra, per una ventina di tentativi. E così insistendo con i numeri del Sant’Anna dopo mezz’ora d’attesa il personale molto gentilmente spiega che non ci sono disponibilità per un esame come l’ecodoppler cardiaco o una colonscopia. Le agende, si dice, sono chiuse.

Per una colonscopia a San Fermo già a novembre ci volevano 125 giorni d’attesa, stando a quanto pubblicato dall’ex azienda ospedaliera, contro i 99 giorni nel novembre dell’anno precedente. Quanto all’eco doppler cardiaco, prima della pandemia sempre al Sant’Anna bisognava attendere 50 giorni. Almeno per chi ha in mano una ricetta con la “p” di programmabile, da farsi entro tre mesi.

Sul sito della Regione avendo il codice della prescrizione medica si può cercare le disponibilità per gli esami nei vari presidi. Compaiono spesso ospedali come il Cof di Lanzo e Gravedona, che però non sono vicini. In tempi accettabili in città ci sono a volte posti anche a Villa Aprica e al Valduce, quasi mai nel pubblico o comunque solamente a Cantù.
D’altra parte il sistema sanitario sta cercando di resistere da quasi un anno all’enorme aumento di lavoro e di pressione emotiva scatenati dal Covid. Solo la rete pubblica degli ospedali comaschi in primavera ha visto saltare 136.796 tra visite ed esami ed anche i presidi accreditati hanno visto una riduzione di oltre la metà delle prestazioni.

Ancora 180 malati Covid

Si sono accumulate code anche durante la drammatica seconda ondata. E al Sant’Anna sono ancora ricoverati 180 malati Covid. Anche bussare alla porta del medico di famiglia spesso serve a poco. «È vero c’è una forte crisi delle agende – commenta Giuseppe Enrico Rivolta, medico membro del consiglio dell’Ordine di Como – vengono aperte per pochi minuti e subito vengono saturate. Le prestazioni più in crisi sono sempre le solite, l’ecografia addominale, la visita cardiologica, la colonscopia. Salvo andare a pagamento dal privato».

«A noi gli assistiti chiedono sulla ricetta la “u” di urgenza – dice Marco Fini, medico di Como – ma serve una necessità clinica reale, non può essere un metodo burocratico per superare le attese». «Dipende poi da dove e da chi – spiega la collega Raffaella Petruni – se il paziente ha la possibilità di andare lontano da casa, oppure se ha abilità informatiche per sfruttare codici e mail. Non tutti riescono. Il rischio è saltare o rinviare alcuni controlli anche importanti».

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