Santa Teresa , sconto in appello per le rimozioni abusive di auto

Il processo Scendono a tre gli annidi condanna nei confronti dell’imputato

Secondo quello che era il capo di imputazione originario, in concorso con un altro uomo che era poi deceduto nel corso delle indagini, si prestava a rimuovere le auto da un parcheggio di Santa Teresa che non era stato autorizzato. Un’area chiusa con una sbarra, cui potevano accedere solo gli autorizzati, che tuttavia non poteva essere gestita in questo modo.

Una vera e propria area di sosta abusiva, insomma, all’insaputa degli stessi clienti. A portare alla luce la vicenda era stata una indagine della polizia locale di Como, con l’unità operativa di sicurezza urbana, fascicolo che era poi stato coordinato dal pubblico ministero Pasquale Addesso.

In aula, con la scelta del rito abbreviato, era così finito un quarantaquattrenne di Como, Luca Molteni, noto in città e attivo con una propria attività sia nel campo del soccorso stradale, sia in quello delle rimozioni. Ed il compito di Molteni, secondo quella che era stata la tesi del pm, era proprio quello di rimuovere le auto lasciate in piazzale Santa Teresa, senza tuttavia avere le autorizzazioni.

In primo grado, il processo si era concluso con una condanna a 4 anni e 2 mesi letta dal giudice dell’udienza preliminare Andrea Giudici. Ora invece, in secondo grado, la difesa è riuscita ad abbassare la pena di un terzo, quantificata dai giudici in 3 anni. Verosimile che i magistrati meneghini possano aver concesso le attenuanti generiche che non erano state date a Como, anche se le motivazioni non sono ancora note. In aula, a rappresentare l’imputato, c’era l’avvocato Giuseppe Sassi.

Le accuse sono state di usurpazione di funzioni pubbliche e di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, contestazione in cui erano state derubricate la gran parte dei reati (tranne due) partiti inizialmente come estorsione.

L’area in questione, finita al centro dell’inchiesta di procura e polizia locale, era a Santa Teresa proprio sotto al ponte della ferrovia che immette in via Nino Bixio. Una parte di questo ampio spazio era stata recintata senza le autorizzazioni e all’interno era stato creato quello che per l’accusa era un vero e proprio parcheggio abusivo. Nei guai, vedendosi le auto rimosse (in modo non autorizzato) finivano però gli automobilisti che inconsciamente parcheggiavano la propria vettura negli stalli in questione per poi non trovarla più. Era a questo punto, infatti, che interveniva il quarantaquattrenne di Como con un proprio mezzo per rimuovere le vetture. Ora, concluso anche il secondo grado, seppur con una importante riduzione di pena, la difesa dovrà valutare come agire e se portare la vicenda anche sul tavolo della Cassazione.
M. Pev.

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