Saviano parla di don Roberto
«A Como guerra ai poveri»

Nel suo monologo in tv da Fabio Fazio ha parlato del sacerdote ucciso: «La politica toglie il disagio dalla nostra vista, non cerca di risolverlo»

«Per rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini la politica trasforma la guerra alla povertà in guerra ai poveri. Non si cerca di risolvere il disagio di chi dorme in strada, lo si toglie semplicemente dalla nostra vista, in nome del decoro urbano. Ma non è la sporcizia il problema, lì c’è una persona che vive così. Lì non c’è disordine, c’è dramma».

In un monologo, andato in onda domenica sera sulla Rai, durante la trasmissione “Che tempo che fa”, Roberto Saviano ha ricordato la figura di don Roberto Malgesini, il suo fare un bene non proclamato, che si compie occhi negli occhi. Ma il giornalista ha anche riportato la questione dell’assassinio di don Roberto sul piano politico. Ha diretto un attacco alle politiche sociali in materia di senzatetto adottate anche a Como, a quei provvedimenti che puniscono chi vive in strada e chiede l’elemosina, senza mai risolvere il profondo problema sociale che la marginalità porta con sé.

«Attività non ben vista da tutti»

«L’attività di don Roberto non era ben vista da tutti – ha detto Saviano -. A Natale del 2017 la giunta di centrodestra aveva emesso un’ordinanza per vietare l’accattonaggio e i bivacchi nel centro storico della città e sotto i portici di alcune chiese, che secondo l’amministrazione comunale creavano “pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana”. Per i trasgressori era prevista una sanzione da 50 a 300 euro. Nonostante l’ordinanza, don Roberto e i suoi volontari avevano continuato a portare cibo ai senzatetto e per questo erano stati multati dalla polizia locale. La multa era stata poi archiviata». Questi provvedimenti non sono stati presi solo a Como o in Italia. «Addirittura in alcuni Paesi si sono fatti aggiungere dei braccioli di metallo alle panchine per impedire che ci si potesse dormire sopra». Immediato pensare alle grate, invocate dalla Lega, ma bocciate dal resto del consiglio comunale, per vietare l’accesso ai portici di San Francesco da parte dei senza dimora.

Le ordinanze

«O alle panchine di piazza San Rocco fatte rimuovere nel 2017 dall’assessore Alessandra Locatelli, come da lei furono fatti rimuovere sempre a San Rocco i bagni chimici che lo stesso don Roberto, a sue spese, aveva voluto posare o ancora venne fatta spegnere la rete wi-fi, accessibile anche a chi stava in strada – interviene sul tema Fabrizio Baggi, segretario regionale di Rifondazione Comunista –. A Como la cura della marginalità è delegata a cattolici illuminati o all’associazionismo. L’amministrazione ha sempre fatto una guerra ai poveri, non occupandosi mai di creare una rete che si facesse carico del grave dramma del disagio psichico dei senzatetto, abbandonati a loro stessi sul territorio. Finché non ci è scappato il morto».

Ma perché la marginalità sembra non essere un problema delle istituzioni? La risposta l’ha servita in prima serata ancora Saviano: «Perché se decidi di affrontare la causa di quella miseria devi mettere in discussione l’intero sistema economico e sociale in cui vivi, quindi devi prendere parte. Se invece il problema è il cartone, il puzzo, il disordine, ti resta il disgusto, risolvibile con un’ordinanza».

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