Scontro a distanza fra Molteni e don Giusto per uno sgombero in Toscana

Il caso Il sottosegretario canturino contro il parroco pro migranti. Il prete di Rebbio lo raggiunge per esprimere solidarietà

La chiusura del centro di accoglienza nella casa parrocchiale di Vicofaro, alla periferia di Pistoia, messo in piedi e portato avanti dal parroco don Massimo Biancalani per una decina d’anni, fa scontrare, a Como, don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio, e il sottosegretario all’Interno, il canturino Nicola Molteni. Quest’ultimo ha seguito in prima persona la vicenda toscana fino ad arrivare all’intervento dei giorni scorsi e ai sigilli mentre don Giusto nelle ultime ore è andato proprio da don Biancalani a portargli solidarietà.

«Accoglienza soffocata»

Ieri la visita a don Biancalani con Como Accoglie e Pastorale Migrantes

Ieri in una nota Marta Pezzati (Como Accoglie), don Giusto (Pastorale Migrantes e parrocchia di Rebbio) e Mauro Oricchio (parrocchia di Rebbio) hanno raccontato il loro “Viaggio a Vicofaro – Un abbraccio a don Massimo Biancalani”. «Ci accoglie don Biancalani, con un sorriso stanco e sincero – scrivono -. Dopo i saluti, ci accompagna a vedere i segni evidenti del recente intervento delle forze dell’ordine. All’interno della chiesa, quasi a ridosso dell’altare, le due porte che conducono alla vecchia cappella e da lì ai locali della casa parrocchiale sono sbarrate da solidi pannelli di legno inchiodati. All’esterno la vecchia porta settecentesca è chiusa con due grossi lucchetti: un’immagine che colpisce al cuore, simbolo di un’accoglienza soffocata, interrotta con forza. Anche le porte d’accesso alla casa parrocchiale sono sprangate». Parlano di «amarezza e delusione» del parroco. «Ci racconta dei ragazzi che ha accolto negli anni – giovani senza altra possibilità, esclusi da tutto – e di come, insieme a un piccolo gruppo di volontari, abbia cercato di dare loro una possibilità concreta».

E aggiungono: «Il silenzio delle istituzioni, l’assenza di un dialogo autentico tra chi decide e chi vive le conseguenze delle decisioni, amplifica la fatica. Quando non si ascolta, quando non si prova a capire, si creano fratture che non sono solo burocratiche, ma profondamente umane». Concludono con «l’invito a venire a Como e due doni biblici: l’olio della consolazione e il vino della speranza».

Le critiche: «Locali non a norma»

Quella chiusura criticata dalla rete dell’accoglienza e da don Giusto viene invece difesa a spada tratta dal sottosegretario leghista Molteni: «Seguo la vicenda di Vicofaro ormai da anni e credo che si sia fatta una grande operazione di legalità e di sicurezza con la collaborazione del sindaco, la Diocesi locale, la Caritas, la questura. Quei locali non erano a norma e non c’erano i requisiti di vivibilità come certificato da Asf e Vigili del fuoco. Vicofaro non è un modello di accoglienza, ma la sua negazione. È stata un’operazione necessaria e doverosa e sono orgoglioso di averla seguita con il ministro Piantedosi facendo più incontri e coordinando e gestendo la situazione. Alcuni migranti sono stati ricollocati, altri allontanati». E sulla visita di don Giusto a don Biancalani è perentorio: «L’unica solidarietà va portata ai cittadini che erano esasperati. Quel sistema di accoglienza ha creato disordine, caos, conflittualità e criminalità. La vicinanza non va portata a don Biancalani, ma ai residenti che da dieci anni non potevano vivere nel loro quartiere. Quello non è un modello positivo, ma la negazione di accoglienza e integrazione e tutti quelli che si avvicinano a quel meccanismo sono fallimentari».

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