Scuola in lutto. Addio a Saladino, guidò il liceo Volta

Persone Vicepreside del Giovio, poi a Olgiate e a Como. Nel capoluogo fu a lungo anche consigliere comunale. Dirigente al classico fino al pensionamento nel 2010

Como

«Era l’unico prof a cui davo retta», racconta un cronista di questo giornale di quelli che dal liceo furono licenziati così, un po’ a pedate, purché non si facessero più vedere.

Del resto Bruno Saladino, scomparso ieri all’età di 78 anni dopo una lunga malattia, è stato anche questo: un docente e un preside guidato da un grandissimo amore per la scuola e per l’insegnamento ma insieme anche un amico degli ultimi, quello che difendeva le teste bollenti anche quando i padri avrebbero voluto crocifiggerle, uno che nei confronti dei “reietti” mostrò sempre una particolarissima benevolenza, che si combinava molto bene con la sua innata simpatia.

Dal Volta al Volta

Soltanto sotto la reggenza di uno come lui potè capitare che un bel mattino di tanti anni fa, al terzo piano del liceo Giovio comparisse un motorino (un Ciao) issato fin lassù con il montacarichi per le barelle, risalente a quando il liceo era ancora sede della maternità. Grandi risate, grandi rimbrotti, note, sospensioni e amore.

Diplomato al liceo Volta, laureato a Milano in lettere classiche con il massimo dei voti, Saladino si dedicò da subito all’insegnamento, vincendo il concorso da preside nel 1987: lavorò un anno al liceo scientifico di Bolzano, poi al Terragni di Olgiate, quindi il Giovio e infine il Volta dove inaugurò - e spiace per chi non c’era - una delle pagine più felici della storia di un liceo sì glorioso (forse) ma anche polveroso e fin lì governato da un ottimo dirigente e però parecchio ortodosso nell’esercizio delle sue funzioni: l’arrivo di Saladino stravolse l’aura del classico che in quegli anni prosperò a immagine e somiglianza del suo nuovo capo, restituendo alla città un volto inedito che contribuì alla sopravvivenza di un percorso di studi all’epoca già in profondissima crisi “vocazionale”.

Era uomo di sinistra, Bruno Saladino, coltissimo, attentissimo alle cose dell’oggi, con una particolare passione, tra le tante, per la politica, sorta di marchio di fabbrica familiare condiviso con il fratello Silvano, avvocato, scomparso nel 2007: «Una vita in minoranza», sorride il figlio Matteo, riandando alla carriera politica del padre; Saladino fu, per così dire “al potere” soltanto per il breve periodo in cui ricoprì la carica di vicesindaco del Comune di Lipomo, salvo poi collezionare una sfilza di scranni all’opposizione, sponda Margherita, Ds, Pd, nella lunga e assidua frequentazione delle aule del consiglio provinciale e del consiglio comunale di Como, ai tempi dello strapotere di Forza Italia e del cavaliere.

La sua più bella lezione

Mancherà a molti: amici, colleghi, ex alunni e, tra loro, ai tanti che gli devono un grazie grande così non solo per la bella lezione di passione e rigore ma anche per una cosa che non si trova dappertutto, soprattutto non sempre nella scuola di oggi: si chiama fiducia, e a 17 anni - se hai trasportato un motorino al terzo piano - può fare davvero la differenza.

Funerale mercoledì alle 15 nella chiesa parrocchiale di Lipomo.

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