Scuola, niente tamponi gratis ai “no vax”
«Ma tornare al 100% così è impossibile»

I presidi comaschi sul protocollo messo a punto dal ministero per il rientro - «Continua ad essere ignorato il nodo dei trasporti. Uscite scaglionate? Impossibile»

No tamponi gratis per il personale no vax. Il chiarimento del ministero, arrivato nel pomeriggio, risolve un punto molto contestato dai presidi lariani e contenuto nel protocollo per il rientro a scuola firmato dai sindacati (non tutti) e dal Miur.

Risolto il problema, sul tavolo, però, restano ancora irrisolte le questioni dei trasporti e dei distanziamenti.

«La percentuale di personale vaccinato, nel mio istituto, è vicinissima al 100% - spiega la preside dell’istituto comprensivo Como Lago Giusi Porro – ora, vaccinarsi è una libera scelta: chi decide di non farlo, però, se ne assume le responsabilità. Discorso diverso, ovviamente, per chi non può».

Il Governo metterà a disposizione dei soldi destinati alle scuole che, a loro volta, in accordo con l’Ats, li utilizzeranno per sostenere il costo per effettuare i controlli al loro personale. Nella nota inviata dall’esecutivo nel pomeriggio di ieri, si chiarisce come non sia previsto «né si è mai pensato di prevedere un meccanismo di gratuità del tampone ai cosiddetti no vax». Il Protocollo prevede, invece, una corsia preferenziale per il personale che deve ancora vaccinarsi e un supporto ai più fragili, cioè a chi non può vaccinarsi per particolari motivazioni. «Nella sostanza – aggiunge Porro – non ci sono grossi cambiamenti: il distanziamento pare essere fortemente consigliato, ma non obbligatorio».

Nel protocollo sono previsti ancora, se necessari, gli ingressi diversificati e le entrate e le uscite scaglionate. Gel e mascherine saranno fornite dal commissario straordinario, sarà obbligatorio restare a casa in caso di temperatura sopra i 37,5° o di altri sintomi influenzali. È previsto un supporto per le operazioni di verifica dei Green pass del personale scolastico. Ma tutte le indicazioni sul punto verranno chiarite nei prossimi giorni con una nota che sarà inviata alle istituzioni scolastiche.

Sarà importantissimo areare bene le classi, tenendo le finestre aperte (o «con mezzi meccanici») anche d’inverno. Mascherina obbligatoria dai 6 anni in su e servirà mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro, «sia in posizione statica che dinamica qualora logisticamente possibile» e si manterrà la distanza di due metri tra i banchi e la cattedra del docente. «C’è qualche differenza rispetto alle disposizioni precedenti – commenta il preside del Setificio Roberto Peverelli – però, prima di commentare, serve leggere attentamente il testo e confrontarsi con i propri responsabili della sicurezza». Il dirigente concorda con la possibilità di consentire d’eseguire gratuitamente i test a chi non può vaccinarsi. Invece, resta contrario a estendere la misura a chi ha deciso di non vaccinarsi.

Per Vincenzo Iaia, il preside del Ciceri e presidente provinciale Anp, uno dei sindacati che non ha firmato l’accordo, il documento stilato non è granché: «Non solo – aggiunge – con queste regole, tornare al 100% in classe non è possibile. E, ancora una volta, il vero problema, cioè i trasporti, non vengono trattati: possiamo creare le condizioni migliori del mondo, ma se non si riescono a portare i ragazzi in aula, allora tutto diventa inutile. Si parla ancora di scaglionamenti: il mio istituto ha alunni provenienti da tutta la provincia, se escono da scuola alle 15 a che ora arrivano a casa?».

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