Scuole, test Covid rapidi
Diecimila in lista d’attesa

Como: ieri i primi esami per il personale docente e non docente. Ats conferma: quattrocento esami al giorno per le prossime due settimane

Test rapidi agli insegnanti, buona la prima.

Ieri mattina sono partiti gli screening Covid su base volontaria ai docenti e a tutto il personale scolastico per la fascia 0-18 anni.

In via Castelnuovo per due settimane verranno testate circa 400 persone, per un totale entro metà settembre di circa 10mila insegnanti e bidelli comaschi.

L’Ats Insubria in collaborazione con le Asst ha organizzato anche un punto a Varese e a Malpensa. Si tratta dei test con una goccia di sangue dal dito e la striscetta di carta che restituisce il risultato in un quarto d’ora. L’indicazione è utile per sapere se i soggetti hanno sviluppato gli anticorpi e hanno quindi incontrato la malattia. In caso di positività viene subito effettuato il tampone con l’indicazione all’isolamento. Le operazioni, a detta di alcuni presidi e insegnanti, si sono svolte in maniera ordinata e regolare.

«Sì, abbiamo iniziato bene - spiega Marco Magrini, dirigente incaricato dall’Ats Insubria -. Ci siamo preparati incontrando i provveditorati e concordando le modalità operative. Gli elenchi degli aderenti volontari via mail sono arrivati entro il 20 di agosto, con una successiva finestra al 27 e al 2 settembre per altri insegnanti che dovessero entrare in ruolo o rientrare in seguito. L’adesione è alta, circa 24mila soggetti da esaminare, su Como circa 10mila. In città siamo preparati per fare circa 400 test al giorno». Si è cercato anche di coinvolgere i medici di medicina generale, ma l’intenzione delle autorità era comunque quella di concentrare i test nei punti Ats. A lungo nelle prime fasi dell’epidemia si è discusso del senso dei test sierologici, inizialmente solo come strumento d’indagine, mai come patentino. Era in dubbio anche l’affidabilità dei test rapidi, il cui risultato è meno certo rispetto al prelievo del sangue. I virologi sono divisi, alcuni sono scettici, altri sostengono sia comunque un riscontro utile economicamente sostenibile. «È comunque un test riconosciuto dal ministero, noi stiamo eseguendo una procedura ministeriale – dice ancora Magrini – che l’esame con la goccia di sangue non sia perfettamente attendibile è un fatto. Io stesso testando nei mesi passati le forze dell’ordine ho riscontrato un buon numero di falsi positivi. Ma, nelle volontà, è comunque uno screening utile sui grandi numeri. Inoltre chi è positivo effettua subito il tampone, che invece individua con certezza la presenza del virus». n 
S.Bac.

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