Cronaca / Como città
Venerdì 12 Dicembre 2025
Una donna coinvolta in un matrimonio combinato è stata «segregata in casa dal marito violento»
L’inchiesta La Polizia arresta un uomo con l’accusa di violenza sessuale, maltrattamenti e sequestro di persona. Dopo il matrimonio combinato in Pakistan, la giovane è arrivata a Como dov’è finita in una spirale di abusi
Como
Il matrimonio combinato in Pakistan. Poi lei, poco più che ventenne, ha raggiunto il marito a Como. Ma qui si è aperta una spirale di abusi e violenze conclusa solo quando la donna ha avuto la forza di chiamare un ambulanza, farsi portare in pronto soccorso e raccontare quanto patito da qualche mese a questa parte.
La Procura di Como ha chiesto e ottenuto la custodia cautelare in carcere per un trentenne cittadino del pakistan, arrestato nei giorni scorsi dalla Polizia con una lunga serie di pesantissime accuse. L’uomo si trova in carcere per violenza sessuale, maltrattamenti e sequestro di persona.
La denuncia
L’intera storia, come detto, è venuta a galla nei giorni scorsi. L’attivazione delle forze di polizia è partita dal personale del Pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, dove la giovane donna è arrivata accompagnata in ambulanza. Una volta nel reparto di emergenza, la ragazza ha raccontato che nei due giorni precedenti era stata reclusa in casa dal marito, che l’ha picchiata e ha abusato di lei. Quindi, quando dopo 48 ore di inferno l’uomo è uscito di casa per recarsi al lavoro, lei ha chiamato i soccorsi.
I medici hanno riscontrato effettivamente lesioni compatibili con il racconto e hanno ricoverato la donna con una prognosi di almeno 25 giorni.
A quel punto sono intervenuti i poliziotti della Questura di Como. I quali hanno formalizzato il racconto della donna. È emerso che il matrimoni con il trentenne, ora in carcere, era stato combinato dalle rispettive famiglie. Era stato il padre della donna a scegliere quel marito per lei. I due si erano sposati in Pakistan e soltanto recentemente la donna aveva raggiunto il marito nella sua abitazione a Como, dove l’uomo lavoro.
Una volta giunta in Italia, però, la donna si è ritrovata di fronte a una vita d’inferno. A una spirale di soprusi e di violenze. In particolare negli ultimi tre mesi l’uomo avrebbe più volte maltrattato la moglie, con violenze sia fisiche (non sono mancate botte, stando al racconto molto dettagliato di lei, come schiaffi anche violenti), che economiche (alla donna non era assolutamente consentito avere soldi o fare compere), sia materiali (non poteva uscire di casa se non accompagnata da lui) che psicologiche (insulti, epiteti, urla).
Ma l’apice, come detto, di una storia di violenza straordinaria è avvenuta negli ultimi giorni.
La rete antiviolenza
Il pubblico ministero Valeria Zini, una volta contattata dai poliziotti della Squadra mobile, ha immediatamente disposto l’arresto con flagranza differita, introdotta dalle normative sul “codice rosso”. Quindi l’uomo è comparso davanti al giudice delle indagini preliminari, assistito dall’avvocato d’ufficio Stefano Trevisan. Dopo l’interrogatorio di convalida, il giudice ha confermato l’arresto e accolto la richiesta della Procura di custodia cautelare in carcere.
Per la donna è invece scattato l’iter per la tutela delle vittime di violenza di genere, grazie alla rete antiviolenza che comprende associazioni e istituzioni.
Vale la pena ricordare che in Italia è attivo, 24 ore al giorno 365 giorni l’anno, il numero gratuito antiviolenza e antistalking che risponde al 1522.
© RIPRODUZIONE RISERVATA