Sempre più numerosi i morti in città
Per le cremazioni tre settimane d’attesa

L’aumento dei decessi dovuto alla pandemia mette in difficoltà i servizi cimiteriali - Intanto si monitorano i posti nei nove cimiteri cittadini: ne restano circa cinquecento

Oltre cento morti per il Covid in città dall’inizio della seconda ondata, quindi da ottobre, e il forno crematorio non è più sufficiente.

La tragedia delle vittime del virus ha purtroppo anche questo aspetto, e non è cinismo darne conto: è un dato in più che dà la misura della tragedia. A ieri l’attesa per l’utilizzo dell’impianto era di tre settimane: «Prima disponibilità al 5-6 gennaio», conferma l’assessore Pettignano.

Molte famiglie optano in questi giorni per altri impianti delle città vicine, per esempio Sondrio.

D’altra parte i numeri parlano chiaro: dall’inizio della pandemia Como ha perso 195 pazienti Covid. L’escalation precisa, in mancanza di dati capillari da parte della Regione e Ats, non è possibile, ma a fine aprile se ne erano registrati 81, e al 21 novembre 145.

Quindi da fine aprile a oggi i morti di Covid sono stati 114, probabilmente quasi tutti attribuibili alla seconda ondata perché dal maggio scorso le curve dei contagi e dei decessi calarono drasticamente. E ben 50 morti si sono registrati dal 21 novembre, quindi in poco più di tre settimane.

Un incremento che va ad aggiungersi al normale numero di decessi. A marzo di quest’anno (rilevazione Istat) complessivamente a Como erano mancate 181 persone, rispetto alle 87 dell’anno prima (+108%). In novembre l’anagrafe di palazzo Cernezzi ha registrato 156 decessi totali contro i 103 dello stesso mese del 2019 (+51,4%): in ogni caso, un aumento drammatico.

Facile immaginare che una simile emergenza non abbia impattato sui sistemi cimiteriali. Il forno crematorio - che ha riaperto a giugno dopo quattro anni di stop perché doveva essere ristrutturato e per una complicata riassegnazione della gestione - dovrebbe essere in grado di effettuare almeno sei cremazioni al giorno, stando a quanto dichiarato dal Comune alla sua riapertura.

E ammesso che un paragone sia possibile vista la radicale revisione dell’impianto, nei tre anni precedenti alla chiusura ne furono effettuate 1500, quindi in media 500 all’anno. Ma bisogna considerare che l’impianto comasco ovviamente è utilizzato dai residenti di tutta la provincia.

Diversa la situazione dei nove cimiteri cittadini, cui fanno riferimento in linea di massima solo i residenti in città: al momento la situazione non preoccupa - fino a un paio di settimane fa c’erano ancora più di 500 sepolture disponibili, un centinaio delle quali al monumentale e le altre nei cimiteri dei quartieri e delle frazioni - ma per prevenire eventuali emergenze il Comune ha già previsto una deroga fino alla fine di febbbraio: nelle tombe doppie di famiglia dove prima era possibile tumulare, oltre a un feretro, solo un’urna, ora sarà possibile dare sepoltura a due feretri.

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